Appello per l’Europa. Sottoscrizione di Cd per rilanciare il progetto dei Padri fondatori

Appello per l’Europa

Sottoscrizione di Cd per rilanciare il progetto dei Padri fondatori

L’Europa, la sua ambizione all’unità, così come immaginata, annunciata, proposta e avviata dagli statisti di sei grandi nazioni, è, dopo i lutti e le macerie, la vera e sola eredità positiva delle due Grandi Guerre.

L’Unione Europea è il frutto del lavoro di cinquant’anni spesi per superare il secolo dei nazionalismi ideologici e violenti che sta alle nostre spalle. Speranza e dedizione di uomini e di popoli di comune matrice culturale, anche se con differenti idiomi, si sono dispiegate in un percorso atteso entro e fuori i confini del nostro continente.

Il suo pieno compimento è stato annunciato quale paradigma di nuova e pacifica forma di collaborazione tra le nazioni: un modo per dare futuro al seme di democrazia che proprio dall’Europa oltre due secoli fa sorgeva come fermento per le moderne Costituzioni.

In tempi recenti, la grande crisi finanziaria ed economica che annuncia il cambio degli equilibri geopolitici tra continenti e nazioni, le dinamiche migratorie che vi sono connesse, le conseguenti tensioni, i conflitti regionali, le guerre e il terrorismo che in modo crescente e alle nostre frontiere accompagnano una simile transizione sembrano rinnegare il cammino fatto, tradire gli ideali e le speranze, frammentare ancora una volta ciò che abbiamo iniziato a unire.

Alle controversie finora ristrette al campo economico si stanno aggiungendo divaricazioni perfino sulla libera circolazione delle persone. Se il principio affermato a Schengen fosse ripudiato in modo diffuso e per lungo tempo crollerebbe uno dei pilastri finora più solidi e fermi dell’Unione.

Il pensare europeo che dall’inizio caratterizzò il tempo dei Trattati pare regredire a un pensare nazionale proprio dei movimenti antieuropei anche in chi con responsabilità di governo nei diversi paesi dell’Unione dovrebbe dedicare gli anni del nuovo secolo al completamento del processo sovranazionale.

In chi, come noi, custodisce l’ideale di una raggiunta unità dell’Europa, come dono da consegnare alle future generazioni, l’idea stessa di rendere attuale il dilemma “forse resto, forse esco” che porterà a referendum una delle nazioni fondanti la Comunità degli Stati europei, appare come un grave segno di paralisi. Non si discute più di come essere uniti ma se esserlo ancora.

Eppure sappiamo che nel mondo in transizione verso i nuovi equilibri, divisi come siamo, non conteremo nulla.

 

Quest’APPELLO è rivolto alle donne e agli uomini, ai giovani, a chi ha lavoro e a chi lo cerca, a chi ha responsabilità civica e di governo.

 

L’Europa va costruita nell’interesse delle nostre comunità: italiana, tedesca, francese e d’ogni altra nazionalità che si è affacciata al nostro ideale.

A chi governa, chiediamo di agire sapendo che i vincoli dei Trattati, le regole e i punti fermi hanno valore se sono la parte, a volte anche di sacrificio, del cammino di costruzione unitaria intrapreso. Che l’agenda europea non può fermarsi alle verifiche e ai controlli, alle contabilità interessate su finanze e migranti. Essa si nutre di passi in avanti, senza dei quali nessun rispetto di quanto già pattuito basterà al futuro che ci attende. Le discussioni infinite sulle percentuali di rispetto e di deroga ai vincoli di Maastricht, sulle quote di migranti da spartire come fossero merce in transito hanno un sapore amaro. Trattati e vincoli sono il concreto del nostro essere insieme ma al tempo stesso sono le sabbie mobili in cui affondiamo.

Senza un’anima europea, l’Unione si ferma. Il nostro appello è volto a ritrovarla. Chi governa sappia che anche su questa frontiera si misureranno le capacità di guida che i cittadini dell’Unione hanno loro riconosciuto.

 

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