PIANO RTO (Riduzione Tasse Ora)

Giù tasse e debito per tutti, contribuisce – senza perderci – chi ha più di 5 milioni di euro.

 

Cari amici,

siamo ormai, credo, al momento della consapevolezza e della responsabilità.

Non è più utile, ed è anzi dannoso per l’Italia, continuare ad attardarsi in analisi retoriche del remoto e recente passato, o criticare sterilmente le azioni annunciate – e purtroppo a volte anche attuate – dall’attuale compagine di governo nel tentativo di porre rimedio alla drammatica situazione economica, sociale e culturale in cui viviamo.

Ritengo ora più che mai necessario e urgente che l’attuale minoranza politica esca dalla lunga latitanza di idee e di proposte alternative, e presenti al Paese un proprio progetto. Obiettivo questo nel quale tanto io quanto il partito che rappresento ci sentiamo impegnati in prima persona, senza più posizioni di attesa o di soggezione verso formazioni amiche accreditate di ben maggiori percentuali sondaggistiche.

Noi del centrosinistra proveniamo da un buio periodo di governo, sia a livello centrale che periferico, costellato da gravi errori non ancora pienamente riconosciuti e metabolizzati, e primo tra tutti quello legato alla “memoria identitaria”. Sembriamo non sapere più chi siamo, quale mandato dobbiamo esercitare, per conto di chi e insieme a chi. Riflessioni – queste ultime – da troppo tempo accantonate e colpevolmente sacrificate sull’altare della bramosia del potere fine a se stesso.

Sono evidenti e inescusabili le responsabilità della dirigenza del PD a tutti i livelli. Ma altrettanto innegabili e indiscutibili quelle dei satelliti o comete dell’universo del centrosinistra, spesso eccessivamente accondiscendenti e poco o nulla propositivi, anch’essi più interessati a “sostituzioni in corso d’opera” e a ruoli e incarichi piuttosto che a nuovi progetti e programmi.

In questo quadro era inevitabile la reazione di rigetto da parte degli italiani.

È vero, la situazione attuale viene da tanti errori del passato. Ma è in questo presente che si devono trovare le soluzioni e riportare la barra nella giusta direzione.

Per questi motivi, mi sento più che mai impegnato a sviluppare e proporre alcuni argomenti di riflessione con l’intento di aprire un dibattito, spero costruttivo, con chi vuole incaricarsi del futuro delle nostra Città, delle nostre Regioni, del nostro Paese e dell’Europa.

E proprio dall’Europa e dal nostro Paese vorrei iniziare, nella convinzione che da questo indissolubile progetto politico dipenda il destino delle regioni e delle città. Occorre rimettere in piedi l’Italia per poter contare in Europa e contribuire a innovarla e migliorarla.

Come possiamo pensare di cambiare in meglio l’Europa – pretendendo maggiore solidità, solidarietà, sicurezza ed equità – se ci presentiamo con i conti in disordine, un territorio e un’organizzazione sociale ed amministrativa in dissesto, un livello di corruzione e di evasione fiscale patologico, istruzione e cultura dimenticate?

La ripartenza del Paese può avvenire solo se iniziamo ad affrontare i problemi non più singolarmente e sulla scorta dell’emergenza (il crollo di un ponte o di una scuola, un’indagine giudiziaria o drammatici episodi di malasanità ) ma secondo una visione unitaria e in un unico progetto globale.

Gli investimenti, lo sviluppo industriale, il lavoro, la tutela ambientale non sono né possono essere slegati dalla lotta all’evasione, e quest’ultima deve andare di pari passo a una rivoluzione fiscale che preveda una consistente riduzione della pressione fiscale secondo i principi di progressività ed equità. Né è possibile parlare di investimenti, lavoro e sviluppo senza affrontare contemporaneamente i temi della giustizia, della salute, dell’istruzione, della conoscenza, della cultura e della famiglia, senza i quali non vi può essere alcun benessere sociale ed economico.

 

Fatte queste premesse, ed anche al fine di non ricadere nella riproposizione di meri esercizi filosofici, bisogna fare i conti con la realtà. Debito elevato, casse vuote, prospettive buie: questa è la reale situazione italiana.

La responsabilità politica? Appartiene in diversa misura a tutti coloro che hanno rivestito e rivestono ruoli istituzionali, e che sono chiamati a risponderne ai loro elettori . Ma di certo non ne sono esenti quei cittadini spesso troppo accondiscendenti o addirittura complici con chi, di volta in volta, detiene il potere.

La storia – almeno quella – giudicherà.

Smettiamo dunque con il balletto delle colpe usato come cortina per nascondere le attuali incapacità, e rimbocchiamoci le maniche.

Abbassare il debito, rimpinguare le casse, progettare il futuro: questo è il compito che ci aspetta.

Nel nostro Paese una persona su quattro è a rischio povertà, mentre i primi 7 miliardari italiani posseggono una ricchezza superiore a quella del 30% più povero dei nostri connazionali. L’1% più ricco dei nostri connazionali può contare su oltre 30 volte le risorse del 30% più povero e 415 volte quella del 20% più povero della popolazione. Per quanto riguarda il reddito tra il 1988 e il 2011, il 10% più facoltoso ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani.

È una colpa? No certo, almeno in parte! È però una situazione di evidente squilibrio, spesso derivato se non favorito da azioni di malgoverno, cui occorre mettere serio ed immediato riparo, magari prima che si propaghino e si accentuino anche in Italia sentimenti di ingiustizia e di rivalsa.

Sul punto, esprimo una mia personale considerazione, ricavata in parte dalla storia: il più delle volte – non sempre, certo  – la costruzione di grandi patrimoni ha avuto percorsi opachi. Piccole e grandi evasioni, storie di corruzione o concussione, speculazioni protette dalla politica locale e/o nazionale, tanti fatti compiuti ai danni del bene e dei beni pubblici – raramente ai danni dei beni privati – hanno reso possibile il consolidarsi  di grandi ricchezze.

Ed è anche da queste considerazioni, e più in generale traendo lezione dal passato, che muove la mia proposta per l’oggi e per il domani.

Proposta che potrei sintetizzare in un grande Piano di Riduzione delle Tasse Ora, per ridurre le disuguaglianze riducendo l’ampiezza della forbice sia dal lato di chi ha di meno, sia dal lato dei pochi che hanno tantissimo. Senza intenti punitivi nei confronti di questi ultimi, che infatti non ci perderanno nulla, ma con l’intento, questo sì, di aiutare tutti gli altri.

Nella situazione data, ritengo infatti che chi ha molto non possa esimersi dal dovere di adoperarsi per chi ha meno o nulla e – dopo aver ricevuto tante soddisfazioni personali – farsi carico dell’onore e dell’onere di concorrere a costruire il benessere del proprio Paese.

Il mio piano RTO (Riduzione Tasse Ora) non è altro che un prestito coatto – non una patrimoniale, non un esproprio – destinato nel brevissimo termine ad abbattere il debito pubblico e dare avvio a incisive misure di superamento della crisi economica e sociale in cui viviamo.

 

Nel mio programma, il Piano RTO consente di abbassare il debito pubblico, a vantaggio di tutti gli italiani (perché con un debito pubblico più basso scenderebbe immediatamente lo spread e quindi il costo dei mutui e dei prestiti bancari per le persone e le imprese) e le tasse per la stragrande maggioranza degli italiani, facendo leva su un prestito forzoso a carattere progressivo che lo Stato richiede ai titolari di grandi patrimoni finanziari e/o immobiliari nelle seguenti misure:

da 5  a  10 milioni di euro          3%

da 10 a 20 milioni di euro          5%

da 20,001 a 30milioni di euro    8%

da 30,001 a 50 milioni di euro 12%

da 50,001 milioni di euro        20,0%

Le somme introitate potrebbero essere distribuite con la seguente destinazione vincolata:

20% abbattimento debito pubblico

40% abbattimento pressione fiscale e cuneo fiscale

20% investimenti in opere pubbliche, infrastrutture e ambiente

10% istruzione, formazione, università, asili, scuole

10% sanità, welfare, ricerca

Allo scadere dei dieci anni successivi, lo Stato inizierà a rimborsare la quota capitale in 15 rate annuali posticipate, e solo successivamente verranno pagate le quote interessi al tasso del 0,5% in 10 rate annuali posticipate.

È ovvio, e da approfondire, che parallelamente andrà effettuata una serie e tempestiva, quanto equilibrata revisione del catasto immobiliare, così come va equamente riformato il quadro delle imposte sulla casa.

Contemporaneamente va dato avvio ad una severa lotta all’evasione fiscale e ad una importante ed efficace spending review, a mio avviso indissolubilmente legata alla sburocratizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione tanto cara alle imprese e ai cittadini. Per quanto attiene la pubblica amministrazione capitoli a parte  riguardano la trasparenza, i percorsi motivazionali, (nessuno si chiede perché oggi c’è la corsa al pensionamento), e di formazione continua, la meritocrazia. Concetto quest’ultimo strettamente collegato a quello più esteso della cultura del merito e alla non-cultura di certa politica.

In conseguenza di queste misure dalle quali è facile attendersi un incremento delle entrate fiscali  e riduzione dello spread, – basti pensare che una riduzione dell’1% =  100 punti base determina una riduzione del costo per gli interessi di circa   €3.5Miliardi – ed un rilancio della competitività delle imprese il capitolo degli investimenti infrastrutturali e degli urgenti interventi a favore della famiglia, intesa nel termine più ampio, diventano immediatamente attivabili.

Va sottolineato che al di là dei calcoli finanziari, pur importanti, è compito e responsabilità della politica farsi carico della definizione e applicazione di principi e valori direttamente applicabili nell’organizzazione sociale ed economica di una comunità. Ecco perché i numeri possono essere modificati, rivisti e corretti ma va tenuto fermo il principio!

Rimettere in moto lo Stato, e la fiducia in esso, potrà così consentire di intervenire efficacemente e compiutamente nella riorganizzazione dei servizi primari a partire dalla  sanità, ( a mero titolo di esempio: è impensabile che si vada avanti con 20 sistemi sanitari diversi), sullo storico e mai risolto problema meridionale, sulle nuove e vecchie autonomie, ma soprattutto ci consentirà di presentarci in Europa con le carte in regola per poterla cambiare e agli investitori italiani e internazionali come Paese affidabile, un Paese dalla tripla A.

Mi affido alle Vostre considerazioni

 

Il Segretario Nazionale

R.Capelli