Lettera a Falasca, da Meridionale a Meridionale

CATANIA, 3 febbraio 2019.

Caro Falasca,
ho letto solo stamane, nella mia rassegna domenicale dei fatti della settimana, la sua “denuncia” del Sud che inquinerebbe la Politica e, in particolare, il nostro nuovo Partito. Non passo molto tempo al computer ed ho evitato di farmi assalire da ansie da dopo-Congresso, confidando che fra qualche giorno sopraggiunga il dopo-Festival ad animare, con altre polemiche più o meno artificiose, le notti degli insonni e i titoli dei giornali che le ospitano. La formazione giuridica mi induce invece a considerare il responso congressuale “passato in giudicato” ed a riprendere il lavoro sul territorio, con gli altri iscritti siciliani impegnati a consolidare +Europa nei Comuni prossimi al voto, come Bagheria, Monreale, Gela, Caltanissetta, Acicastello etc.
C’è infatti prima di tutto da trasferire il ricco dibattito e il bel clima del Congresso ai moltissimi che non hanno potuto parteciparvi per l’iniquo decentramento a Milano, poi privati ad un certo punto anche del diritto di farsi rappresentare almeno per delega da quelli che abbiamo potuto destinare alcune centinaia di euro al viaggio aereo, alloggio, vitto etc. Sarebbe in proposito interessante divulgare chi ha voluto così penalizzare soprattuto i giovani del Sud che, pur rifiutando l’effimero allettamento del reddito di cittadinanza, non nuotano notoriamente nell’oro !
Subiamo invece uno strascico di polemiche solo autolesionistiche su una presunta minore “consapevolezza” dei congressisti meridionali che, consentitemi, rivela una vecchia mentalità da élites “illuminate” sette-ottocentesche che – forse utili allora- non rappresentano certo il Mezzogiorno scolarizzato e internazionalizzato che vogliamo rafforzare ed esibire. Per quanto mi riguarda, mi ritengo pienamente “consapevole” di quel che deve rappresentare +Europa da Napoli in giù, tanto da averlo riassunto in un documento che riproporrò all’Assemblea e che porta 146 firme, anche se una “manina” le ha ridotte a 132 perché non raggiungessero le 136 fissate per farlo discutere in Congresso (dove peraltro nessun’altra mozione potemmo esaminare, esauriti in sottilismi statutario-procedurali).
Se analizzassimo ad una ad una quelle firme, scopriremmo che Pietro Busetta insegna all’Universita’ di Palermo e cura il Rapporto semestrale sull’economia siciliana,
Toto’Placenti è stato il vicepresidente socialista di Rino Nicolosi, Pasquale Hamel è noto giornalista e scrittore, già segretario generale dell’Assemblea Regionale Siciliana, Ninni Tumminello docente di sociologia, Pino Fricano preside, Gitto, Calabrese e Lanza avvocati di successo del Foro catanese, FrancescoPaolo Pilato top-manager della farmaceutica internazionale trapiantato a Milano, Antonella Galvagno funzionaria SNAM, l’ing. Sergio Ortoleva segretario regionale del Movimento Europeo, Magda Scalisi testimone antimafia, Aldo Agnello alto magistrato, i fratelli Flumini imprenditori trasferitisi nella Bergamasca, Nicola Scirocco imprenditore nella grande distribuzione, Piero Somma dirigente di istituto di credito industriale, Marco LoFranco storico direttore generale della Regione etc.etc.etc.  Nessuno di loro (e degli altri che conosco, tutti dello stesso livello) è diffamabile come “inconsapevole” o “cammellato”. Sarebbe a questo punto interessante riclassificare anche tutti gli altri congressisti, attribuendo loro un punteggio in base ai c.v e ripetere così uno scrutinio “ponderato”.  Ma non insisto, convinto della pari dignità delle persone anche quando non conviene. Fra quelle firme c’è anche Fabrizio Ferrandelli, approdato a +Europa con un percorso iniziato dalle sue coraggiose dimissioni dalla comoda posizione di deputato regionale, per dissenso su Crocetta (le cui responsabilità vanno ora emergendo dalle inchieste giudiziarie su Montante &c.) e le complicità del PD, gesto “eroico” che lo aveva evidenziato come l’unico fatto nuovo della politica siciliana. Per questo ho curato, con quadriennale tenacia, la maturazione della sua adesione a +Europa, passata anche da un visibile appoggio fornitoci alle politiche nei collegi di Palermo.
Gli inconsapevoli sono, semmai, quelli che ignorano o fingono di ignorare fatti e storie.
Tuttavia non avrei ripreso questa discussione se fosse stata sollevata solo dalla minoranza uscita (bene) dal Congresso : è quasi normale o almeno frequente che chi ha perso cerchi qualche giustificazione. Ma chi ha conseguito una maggioranza chiara, nei numeri e nei contenuti, non può alimentare equivoci e deve assumersi piena responsabilità di attuare accordi e programmi, primo fra tutti quello di consolidare ed offrire agli elettori un partito che agisce senza sotterfugi. Questo è necessario non solo in forza dell’imperativo Pacta sunt servanda, che è la base dei rapporti umani e dell’ordinamento morale prima ancora che giuridico, strettamente funzionale all’ordinata convivenza civile, ma soprattutto perché altrimenti ricadremmo proprio nel difetto che ha reso poco credibili nel tempo le classi dirigenti meridionali e ridotto il Mezzogiorno nelle condizioni in cui si trova : il trasformismo e la ricerca di obiettivi personali (seggi o altro, per quanto  illusori perché così non si andrebbe lontano) senza progetto e senza sviluppo, in gergo politichese inciucio o intrallazzo che dir si voglia.  Sono però certo che questo Segretario, da noi scelto consapevolmente, riconduca ad indispensabile unità prima di tutto la maggioranza e ristabilisca un trasparente, corretto e costruttivo rapporto con la minoranza, nello sforzo auspicabilmente unitario di fermare la deriva populista antieuropea che può sommergere Italia ed Europa, offrendo un’alternativa chiara nei metodi e nei contenuti.
Un discorso a parte si impone per rimediare all’aggressione ingenerosa (per essere generosi nel definirla così, solo perché oggi è la domenica dell’epistola di S.Paolo ai Corinzi sulla Carità) sferrata al padre di +Europa Bruno Tabacci, il cui intuito politico, la cui generosità e la cui lealtà hanno evitato l’estinzione di soggetti utili alla democrazia italiana e la creazione di un nuovo efficace strumento di espressione di istanze diverse, ma che dobbiamo sforzarci di amalgamare perché indispensabili nello scenario attuale.
A lui non si può che chiedere scusa.
Sono fiducioso che le turbolenze di questi giorni non impediranno il pieno decollo di +Europa e che, vedendoci in Assemblea, a partire dai meridionali ritroveremo l’omogeneità d’intenti e la collaborazione operativa necessarie per conseguire i comuni obiettivi.
Con amichevole disponibilità.
Francesco Attaguile

P.s. – Allego non solo il testo del documento sullo sviluppo del Mezzogiorno che mi auguro diventi comune (con eventuali integrazioni e modifiche), ma anche una nota scritta per LaSicilia di Catania per ricordare Giuseppe Zamberletti, recentemente scomparso. Questi non organizzava pullman ai congressi DC, ma neppure si scandalizzava da lombardo concreto a vedere arrivare quelli della Coldiretti dalla Puglia, dalla Campania o dalla Sicilia (come quelli dei metalmeccanici nella Cgil e nel PCI) perché sapeva che tutelavano i diritti di quei lavoratori, altrimenti soccombenti di fronte ai poteri forti che, allora come ora, hanno sempre cercato di deformare le regole della democrazia.Rico


Ricordo di Zamberletti

Nei giorni scorsi se n’è andato 85enne, con la sobrietà che lo caratterizzava, un altro degli artefici dell’Italia moderna : Giuseppe Zamberletti, “padre” del modello di Protezione civile italiano che ora tutti imitano, Europa compresa.
Era di Varese, come Salvini, ma democratico cristiano del filone uscito dalla Resistenza (Marcora, Mattei etc.), convinto che la Politica debba essere resa come servizio per “prendersi cura delle ferite dell’umanità”, come ha detto di Lui l’Arcivescovo di Milano nell’omelia dei funerali di Stato, davanti a Mattarella, alle massime autorità ed a migliaia di cittadini accorsi a salutarlo nella sua Varese. Era un uomo del Nord, ma si sentiva soprattutto europeo e in Europa ebbe incarichi attinenti sia alla protezione civile, sia alle grandi infrastrutture.  Anche nelle situazioni di emergenza vestiva sempre in giacca e cravatta, giammai esibì tute mimetiche, giubbotti graduati o uniformi, raramente faceva dichiarazioni, che delegava ai “tecnici”, convinto che la Politica e lo Stato dovessero esprimere dignità e compostezza anche negli scenarii più drammatici, senza sbracamenti, proprio per trasmettere con i fatti fiducia e sicurezza.
E Lui le trasmetteva.
Lavorò molto nel Sud e per il Sud, che amava e che voleva far sviluppare. Fu grande amico di un catanese anch’egli infaticabile organizzatore, Vito Scalia, che me lo presentò quando, già ultrasessantenne, rivestiva la carica di presidente della società delegata a realizzare il ponte sullo Stretto di Messina, confermatagli da tutti i governi di destra e di sinistra.
Perseguendo con Scalia ed altri lo stesso scopo, incontravo sovente Zamberletti negli uffici della spa “Stretto di Messina”  messi a disposizione dalle Ferrovie, socio di maggioranza, nell’edificio della stazione Termini, dove il Presidente arrivava dopo aver mangiato sul treno veloce per ripartire subito dopo le riunioni e rientrare in serata a casa a Varese. Lo vedevo anche alle assemblee di quella società, delegato dai Presidenti della Regione Siciliana, socia di minoranza, della quale ero direttore.
In quella veste organizzai la missione in Cina per far partecipare la Sicilia all’Expo di Shangai 2010 e Zamberletti mi inviò l’ing. Covelli con un grande plastico dell’opera che attirò milioni di visitatori. A Pekino ci fu richiesto di illustrare alle maggiori banche ed ai Fondi sovrani cinesi le caratteristiche tecniche ed economiche del progetto, già aggiudicato al raggruppamento internazionale Eurolink, che aveva iniziato i lavori sul raccordo ferroviario di Cannitello. Nell’autunno dello stesso anno vennero appositamente in Italia il Governatore della China Developpment Bank e il presidente del principale Fondo sovrano CIC, con i quali firmammo solennemente a Roma
-Presidente della Regione e Zamberletti in testa- un protocollo d’intesa mirante a finanziare una decina di grandi infrastrutture in Sicilia, prima fra tutte il ponte.
Hilary Clinton, Segretaria di Stato USA, incontrando poco dopo l’allora Ministro degli Esteri Frattini, volle sapere cosa stava organizzando la Sicilia con i cinesi. Zamberletti, stimato negli ambienti tecnici e finanziari in tutto il mondo, aveva dato credibilità all’intera operazione, creando i presupposti per un massiccio intervento finanziario cinese in Sicilia.  Poi l’interessata furia ponticida del duo Monti-Passera e l’inadeguatezza di Crocetta distrussero con il blitz di un decreto-legge unilaterale sia tutto il lavoro fatto negli anni e le ingenti risorse profuse, sia la credibilità internazionale dell’Italia nel delicato settore dei grandi lavori. E ad Eurolink sarà dovuta un’enorme penale, del cui grave pericolo (ormai quasi certezza) Zamberletti non si stancò mai di ammonire.
Dopo la messa in liquidazione della società continuai ad incontrarlo nella sede dell’Istituto Grandi Infrastrutture, che le maggiori imprese Italiane gli hanno affidato fino all’ultimo, oppure a Bruxelles dove ricopriva la stessa carica a livello europeo.
Era un combattente nato e non si arrese mai all’idea di rinunciare al Ponte. Diceva:
«Si farà, purtroppo dopo che quel progetto d’avanguardia -il“Messina bridge”- ci verrà copiato da molti, come sta già accadendo, con un ritardo irreparabile per lo sviluppo del Sud e dell’Italia nel Mediterraneo e nel mondo». Diceva che è la madre di tutte le altre infrastrutture, perché collegherà  l’entroterra europeo ad Augusta, trasformata in porta d’Europa sulle rotte dell’interscambio globale, e costringerà a fare ferrovie e porti moderni anche in Sicilia e Calabria, altrimenti escluse. Ma il ricordo a cui teneva di più era di quando Il presidente del Consiglio Andreotti lo inviò senza scalo in Vietnam con tre navi militari italiane (Andrea Doria, Vittorio Veneto e Vesuvio) per salvare 2000 “Boat people”, civili bloccati in mare dai vietcong, trasportati in Italia e poi ospitati dai volontari della Caritas. Alcuni di questi erano ai funerali. L’esatto contrario del suo concittadino Salvini, che infatti ai funerali non si è fatto vedere, forse timoroso di essere contestato da giubbotti e divise vere.
A Catania molti ricordano una memorabile serata al Rotary presieduto dall’avv. Caprino e moderata da Tony Zermo, nella quale con Zamberletti e Siviero fugammo ogni ragionevole dubbio sull’indispensabile funzione strategica del Ponte per il nostro sviluppo nel nuovo scenario geopolitico globale.
Grazie, caro Amico Presidente, ci batteremo ancora per la trasformazione del Sud come tu, grande uomo del Nord, ci hai indicato.

Francesco Attaguile


 

+Europa in Sicilia / +Sud in Europa: un nuovo Deal per il Mezzogiorno, l’Italia e l’UE

+ EUROPA nel SUD/ + SUD in EUROPA
verso un nuovo Deal per il Mezzogiorno, l’Italia e l’UE
1- Il futuro di questo Paese  passa attraverso il riposizionamento del Mezzogiorno nella grande casa europea e nel nuovo scenario globale, verso il quale può proiettare l’Italia e l’Europa per romperne il declino e il progressivo isolamento. 

Se l’Italia cresce complessivamente  meno della media UE ciò è dovuto soprattutto agli insufficienti ritmi di crescita delle Regioni meridionali. Se l’Europa, con il tramonto dell’asse portante atlantico, vuole ricollegarsi ai nuovi poli trainanti dello sviluppo -tutti posti a Sud- deve recuperare ruolo e centralità internazionale del suo Sud.

2- Anche il messaggio che arriva dal Sud alle elezioni italiane del 4 marzo scorso è semplice e chiaro: ”o mi sviluppo o mi mantieni”. 

Poiché è evidente che il nostro Paese non si può permettere di mantenere 3.000.000 di persone, quante sono le professionalità che nel Mezzogiorno non hanno lavoro, allora l’unica alternativa  rimane lo sviluppo.

Con i suoi  21 milioni di abitanti dei quali solo 6.100.000  occupati, compresi i sommersi, se questa area deve raggiungere il rapporto occupati/popolazione dell’Emila Romagna ha bisogno infatti di oltre 3 milioni di nuovi posti di lavoro.

3- Colmare questi divari accumulati nel primo secolo di unità è stato l’obiettivo del programma che si è cercato di attuare nel quarantennio 1950-90, con risultati significativi ma insufficienti, contraddetti e in gran parte vanificati nell’ultimo venticinquennio con la caduta degli investimenti pubblici destinati ai territori meridionali.

4- La tesi che tale insuccesso sia da attribuire alle carenze delle classi dirigenti locali, sostenuta non solo dalla Lega, è in parte fondata ma superficiale. E’ vero che qualunque processo di sviluppo dipende anche da classi dirigenti adeguate, ma sarebbe come dire che “ se lo zoppo non fosse zoppo vincerebbe le Olimpiadi”.  Quando il Mezzogiorno ha espresso classi dirigenti adeguate il processo di sviluppo si è avviato e  il divario si è ridotto. Presupposto per riprendere un ritmo di crescita sostenuto è pertanto la riqualificazione e la credibilità delle classi dirigenti meridionali, non solo politiche. 

5- Ciò richiede sia di valorizzare la rete delle Università e dei Centri di alta formazione, sia di interrompere la vera e propria emorragia di cervelli, sottratti

 al processo di sviluppo locale per alimentare quello dei sistemi concorrenti. Altrimenti si accelererà l’impoverimento, l’invecchiamento e lo spopolamento di oltre il 40% del territorio nazionale.

6- Il percorso virtuoso della Germania nello sviluppo della ex DDR ha visto immettere fattori di sviluppo “occidentali” (capitali, tecnologie, formazione di cultura d’impresa etc.), aggiuntivi anche rispetto agli interventi pur ingenti delle politiche di coesione dell’UE. Angela Merkel, notoriamente  proveniente da un land dell’est, sta completando pur fra difficoltà e contraddizioni il processo di sviluppo e integrazione avviato da Khol, proprio riposizionando e rendendo centrale l’est del Paese rispetto alle nuove frontiere dell’allargamento dell’UE.

7- Lo stesso percorso nel nostro Paese non è stato completato, sia per l’assenza di una politica euromediterranea e di vicinato meridionale, sia perché è sorto un patto scellerato tra la classe dirigente del Paese e quella delle regioni meridionali, in un tacito contratto di scambio, con il quale si fornisce il consenso allo sviluppo del resto del Paese in cambio dell’autonomia del notabilato meridionale nel gestire potere e risorse per alimentare  le rendite di posizione proprie e dei sostenitori .

8- Si è giunti ad interrompere quasi del tutto gli investimenti pubblici nel Sud, soprattutto dopo l’abolizione dell’AgenSud con il referendum promosso dalla Lega, e si indicano ora come superflui i contributi conferiti all’EU, che notoriamente rientrano in prevalenza sulle regioni meridionali. L’argomento che queste non ne facciano buon uso non giustifica la loro interruzione che, dopo la brusca fine dell’intervento straordinario dello stato nel Mezzogiorno, è  rimasta l’unica fonte per investimenti sullo sviluppo, quando non è stata dispersa a pioggia con improduttivi criteri localistico-clientelari.

9- Il Mezzogiorno sta diventando  un enorme ghetto assistito, con nuovi masanielli che distribuiscono manciate di spiccioli sottrati ad investimenti meglio destinabili a infrastrutture produttive di sviluppo e occupazione. 

Ciò mentre il futuro del Paese e dell’Europa passa dalla sua proiezione mediterranea e globale.  Il Mare Nostrum, grande pianura d’acqua che avvicina ed unisce popoli e culture, è tornato ad essere infatti il crocevia del nuovo sviluppo, dopo il declino euro-americano,  la crescita della Cina, dell’India e quella già iniziata dell’Africa. L’Italia e l’Europa devono incernierarsi in tale processo attraverso le loro regioni meridionali, anche se ciò sfugge ancora alla maggior parte delle forze politiche e delle pubbliche opinioni, compresa quella di un Sud narcotizzato con le elemosine.

10- Da tale prospettiva bisogna partire trasformando anche le criticità oggi percepite e ingigantite in opportunità e risorse, compresa l’immigrazione,  attraverso la formazione e la redistribuzione degli immigrati, resi così inseribili nei processi produttivi sia nei paesi sviluppati che nei loro territori di origine, per accelerarne lo sviluppo con adeguati aiuti internazionali.

11- Il Mezzogiorno è una grande  piattaforma logistica al centro del maggior volume di interscambio globale , Augusta è il primo grande porto europeo che si affaccia di fronte al Canale di Suez recentemente raddoppiato e sulle rotte est-ovest che attraversano il Mediterraneo, ma occorre collegare il sistema portuale del Sud (anche Taranto, Gioia Tauro etc.) all’entroterra continentale con i Corridoi ferroviari ad alta capacità previsti dalla Rete Transeuropea dei Trasporti (TEN). In tale contesto va posta, con cognizione di causa  e senza pregiudizi, la decisione definitiva circa il Ponte del Mediterraneo sullo Stretto di Messina, nel momento in cui si realizzano gli altri tratti italiani dei Corridoi europei della TEN (Val di Susa, Brennero, terzo valico etc).

12- Non è infatti accettabile ne conveniente per l’intero Paese che i trasporti collettivi internazionali moderni siano concepiti al servizio di una sola parte di cittadini ed imprese, che si fermino ad Eboli e attraversino trasversalmente l’Italia solo dalla Val di Susa a Trieste, mentre le aree metropolitane meridionali restano le uniche in Europa prive di tali servizi, essenziali per renderle competitive e attrattive di insediamenti produttivo-occupazionali.

In Spagna l’alta velocità ferroviaria (AVE) è partita da sud, in Francia e Germania copre l’intero territorio e anche Polonia e Bulgaria la stanno realizzando, mentre non si ha notizia della progettazione dell’alta capacità in Calabria e da Ragusa (modello di best pratices produttive, in trentennale attesa di un collegamento autostradale) ad Agrigento (polo turistico mondiale) occorrono 6 ore!

13- Le imprese locali sono indispensabili in un progetto di sviluppo, altrimenti si tratterebbe di una colonizzazione. Appare altrettanto chiaro dalla storia recente e dalle esperienze di molti altri Paesi europei, compresa la Germania, che esse non sono sufficienti. Resta quindi necessaria l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area, riducendo gli oneri gravanti sulle imprese per il personale, garantendo la sicurezza,  semplificando e rendendo efficiente il sistema  amministrativo-burocratico, oggi fonte di ritardi e di corruzione.

14- Per rendere attrattivi i territori meridionali sono necessarie alcune priorità : 

a) adeguata Infrastrutturazione moderna, materiale e immateriale
(ponte, porti, ferrovie veloci e ad alta capacità, reti di comunicazione, formazione e ricerca);
b) sicurezza dalla  criminalità organizzata, come non risulta ancora garantita dallo Stato; 
c) fiscalità di vantaggio e incentivi alle imprese che vi si allocano, investono, assumono e si internazionalizzano;
d) formazione e acompagnamento  verso gli sbocchi occupazionali (compresi gli immigrati);
e)   efficienza amministrativa e dei servizi, con nuovi strumenti di governance territoriale multilivello più vicina al cittadino, attraverso la radicale revisione critica degli istituti regionali e locali -non solo l’autonomia delle Regioni del nord- favorendone il coordinamento mediante macroregioni transnazionali e i nuovi strumenti europei di cooperazione territoriale (Gect). Va definitivamente consentita la partecipazione di tali nuovi soggetti istituzionali forniti di potere legislativo (modello trentino-altoatesino) alla fase ascendente delle decisioni legislative dell’UE, come peraltro prescritto dalla riforma costituzionale del Titolo V del 2001 e attuato da altri Paesi membri, in direzione del superamento della rigida dimensione intergovernativa dell’UE.
f)  adeguata valorizzazione delle risorse naturali e ambientali, culturali ed umane, con particolare riferimento alla Green Economy ed alla Blue Economy.
 
15- Una maggiore cura e concentrazione di risorse va indirizzata su “aree pilota” (v.  ZES), con funzioni di poli di traino, applicando e ampliando la normativa, che le prevede solo come retro-porti, ad alcune aree anche interne di tutto il territorio meridionale. Occorre creare così ulteriori distretti di settore (turistico, manifatturiero, energetico, agroalimentare) concentrando le risorse, europee e non, per consentire a quei territori di essere attrattivi di investimenti esterni, come accaduto in regioni già marginali dell’Europa.

16- Irrinunciabile per un territorio così vasto è un moderno sistema creditizio rispondente alle esigenze delle piccole e medie imprese -soprattutto start up- rafforzando la rete delle piccole banche che hanno interesse allo sviluppo territoriale e restituendo al Sud almeno un apposito istituto per il credito industriale di medio e lungo termine, con partecipazione al rischio delle iniziative giovanili e innovative e loro accompagnamento fino a regime, anche mediante diffusione di incubatori. Va inoltre  ripresa ed attuata la proposta di Romano Prodi di una Banca del Mediterraneo, come motore di un processo di integrazione che non si attua con decreti ed accordi bilaterali o intergovernativi più volte falliti (v. Processo di Barcellona del 1995, Unione per il Mediterraneo del 2008 etc.), ma intessendo dal basso anche nel Mediterraneo rapporti people to people multilaterali e diffusi, analogamente a quanto accaduto negli oltre 60 anni di pace, collaborazione e progresso che hanno reso irreversibile il processo di integrazione  europea.

Sono queste le principali azioni per realizzare + Europa nel Sud e portare + Sud in Europa, come contributo di risorse non solo materiali ed umane, ma anche valoriali -a partire dalla Persona e dalla Famiglia- di cui questa Europa ha urgente bisogno.

Le superiori indicazioni impegnano gli organi del Partito alla loro attuazione nelle sedi politiche, parlamentari e istituzionali, avvalendosi della collaborazione di un apposito Dipartimento per lo sviluppo del Mezzogiorno.

Francesco Attaguile