Nuoro: Puc, dopo 20 anni la città potrà cambiare volto

Un piano urbanistico che arriva dopo oltre 20 anni, dal primo incarico all’architetto Paolo Portoghesi, ma una discussione politica che promette di durare a lungo. Il clou dello scontro sarà proprio nei prossimi mesi, con l’imperversare della campagna elettorale per il rinnovo dell’assemblea civica e l’elezione del nuovo sindaco, sempre che Alessandro Bianchi non succeda a se stesso. L’amministrazione governata dal medico originario di Oliena è convinta di avere dotato la città di un programma di pianificazione in grado di farle fare il salto di qualità e soprattutto di invertire la tendenza di un comune che vede via via venire meno la centralità e anche le energie economiche di qualche lustro addietro, oltre a quel ruolo di guida nel territorio, depotenziato anche dalla chiusura di diversi presidi istituzionali. Questa la certezza espressa l’altra sera in Consiglio comunale dal vicesindaco Leonardo Moro, assessore delegato proprio per il Puc, la cui redazione tecnica è stata dalla Veneto-Progetti di Treviso, vincitrice nel 2007 della gara d’appalto bandita dalla giunta guidata da Mario Zidda. A dare manforte alle scelte illustrate da Moro tutta la maggioranza, con Pd, Socialisti, Gruppo Misto, Comunisti Italiani, Democratici per Nuoro, Centro Democratico, Rossomori e Sardegna Pulita (ex Idv) del presidente dell’assemblea Gianni Salis.

Una compattezza emersa proprio nel momento più intenso dello scontro consiliare. In successione, i Pdl, Pier Luigi Saiu e Peppe Montesu, e l’esponente di Idea Comune, Lilli Mustaro, hanno criticato aspramente il piano, relegandolo alla condizione di un libro dei sogni, «permeato di retorica e propaganda» e soprattutto fuori dalla realtà «considerato che si ipotizza una città di 44mila abitanti dove le leve dello sviluppo sono unicamente l’università e la caserma di Prato Sardo».

Critiche sulle quali è andato a puntare tutta la sua veemenza dialettica l’esponente del Pd, Tore Fenu: «Questa amministrazione e questa consiliatura hanno consentito di dare alla città uno strumento che non si rinnovava da mezzo secolo. Perché negarlo? A meno che non si voglia un comune senza regole? Il Puc va a tutelare la generalità dei cittadini e soprattutto coloro che non hanno forza economica e politica per fare valere le proprie ragioni. Il nostro compito è di dare queste risposte».

Sulla stessa linea, seppur con accenti più moderati, il capogruppo del partito, Giovanni Deiana: «La disciplina del Puc è importante anche perché dà un senso a scelte fatte nel passato. Forse ci sono aspetti non ancora considerati, ma in ogni caso il processo va avanti». Ancora con maggior cautela e una scansione di passaggi più netta le considerazioni del presidente della Commissione urbanistica, Giovanni Porcu, esponente di Alleanza per Nuoro: «La cosa più naturale e normale da dire è che oggi mettiamo la parola fine a una pianificazione andata avanti per sei mandati municipali. Io spero invece che sia il primo atto e l’amministrazione ora motivi le scelte. Certo si tratta di materia in continua evoluzione e dunque anche il Puc potrà essere suscettibile di futuri cambiamenti».

Il titolo alla maggior cautela va tuttavia a Nicola Selloni, del Centro Democratico, che derubrica il voto «all’approvazione delle controdeduzioni sulle osservazioni della Regione» e che il giudizio «lo daranno i cittadini nella prossima primavera». Durante il confronto c’è anche l’occasione per dissertare sull’uso del termine “storico” da pare dell’amministrazione, che per Saiu «si è evocato troppe volte per essere credibile». Fenu replica che a utilizzarlo «è stata la stampa». Non così Leonardo Moro (e prima di lui il socialista Massimo Floris) che dopo le scelte normative in chiusura difende anche le definizioni, e quella frase, «conquista storica», risuona nell’aula del palazzo civico, «perché dopo il lavoro fatto dal sindaco Mario Zidda e dall’assessore Paolo Cottu noi siamo arrivati a chiudere il cerchio».