Ferrara, Zadro: “Area Vasta, ma non per le prestazioni ai cittadini”

La salute e la sanità sono grandi temi. Salute, lavoro, scuola. I tre ambiti che se garantiti fanno la qualità del governo locale.

Tra gli accordi fatti dal sindaco con i colleghi di Bologna, Reggio, Modena per creare alleanze trasversali su tutti i temi della gestione dei territori, riportati oggi sui giornali, non compare la sanità. E’ argomento tabù.

Il disegno della Regione, già in parte iniziato su altri territori regionali e non ancora avviato a Ferrara (abbiamo tempo per rivederlo) è quello riportato in figura sotto (presa dal sito della AUSL di Ferrara). Divide il territorio in 3 Aree Vaste, la nostra è quella chiamata AVEC.

AVEC accorpa i territori di Bologna, Imola, Ferrara. Si legge, sempre sul sito della AUSL che le aree vaste sono state una scelta strategica dettata dalla necessità di efficientare la spesa sanitaria regionale, migliorare la qualità amministrativa, uniformare le procedure, i processi assistenziali, eliminare i doppioni, integrare le realtà. Fin qui tutto condivisibile.

Peccato però che là dove sono già state adottate da tempo, vedi Regione Marche, hanno generato difficoltà, inappropriatezza, rabbia e malcontento dei cittadini sui quali si sono scaricati costi, carenza di assistenza, tempi raddoppiati, servizi dimezzato. Questo è il rischio concreto a cui dobbiamo dire di no e contrastarlo. Il fallimento sulla sanità può diventare il fallimento di questa provincia, di chi governa, della politica.

Da qui alcune riflessioni.

Ferrara. Per cominciare la sanità ferrarese porta con sé molti problemi, legati al fatto che non ha realizzato le riforme che dovevano essere fatte.

1. Abbiamo ancora più di 5 posti letto per 1000 abitanti quando da almeno 10 anni dovrebbero essere non superiori a 3,7, compresi i letti di riabilitazione e i posti per la mobilità attiva che a Ferrara è quasi assente mentre è altissima la mobilità passiva, ovvero il ricorso alle cure da parte dei nostri cittadini in strutture fuori provincia e fuori regione.

2. Mobilità passiva alta, tanto più che si è cercato di arginare il problema impedendo alla gente di rivolgersi, in modalità convenzionata, a strutture non ferraresi. La mobilità passiva si evita se la gente trova risposte ai propri bisogni in loco, non impedendo di andarle a cerca altrove.

3. Tempi di attesa impraticabili a causa dei quali i cittadini spesso devono ricorrere al privato e pagarsi le prestazioni. E’ ingiustizia sociale. Ma i tempi sono alti anche per prestazioni importantissime (vedi per esempio radioterapia).

4. Sprechi di gestione e per una edilizia sanitaria assolutamente vetusta.

5. La riorganizzazione in corso in provincia, con al centro CONA, sta creando sofferenza sia ai cittadini che ai professionisti che spesso sono costretti, di fronte anche ad una prestazione di media intensità assistenziale, ad invitare i pazienti a rivolgersi altrove (incredibile ma vero. Pazienti e medici di famiglia increduli di fronte al medico specialista che suggerisce al paziente di trovarsi un altro medico per l’intervento di cui ha bisogno ed un altro ospedale). La integrazione e la riconversione delle strutture, dettata da una seria conoscenza del territorio ed una seria programmazione in base ai bisogni di salute, ancora non c’è. (Testimonianza raccolta ascoltando alcuni medici di famiglia).

Bologna. Bologna diverrà città metropolitana, includendo Imola e tutta la provincia. Ferrara non rientra in questo disegno. Allora perché accorparci per la Sanità? Anche Bologna è critica.

1. La sanità bolognese non ha ancora elaborato un modello di integrazione tra le aziende sul proprio territorio ed è lontana dall’arrivarci (stanno litigando in continuazione). Con tale premessa non è pensabile che possa riuscire un’operazione di qualità per i cittadini con l’AVEC.

2. Bologna, con la sua grande dimensione diverrà il fulcro intorno al quale ruoteranno gli altri territori satelliti. Non è chiaro dove verranno prese le decisioni e chi le prenderà e di quale autonomia potranno disporre gli altri territori.

3. Se uno degli scopi della AVEC è eliminare i doppioni tra territori, non diventa difficile immaginare quali potrebbero essere quelli destinati ad essere spostati al centro, in virtù dell’efficienza, e quali gli ambiti che ne rimarrebbero sguarniti..

4. Ferrara è destinata a diventare subalterna e susssidiaria e le sue eccellenze ad essere fagocitate non dalla qualità di altri, ma dalla loro dimensione più ampia o dal loro maggiore peso politico (vedi il tentativo di scippo già fatto per ciò che attiene lo screening del collo dell’utero. Per ora arginato ma destinato forse a riproporsi).

5. Tale disegno organizzativo porta i servizi lontani dai cittadini che, invece di essere agevolati nell’accesso alle prestazioni (già oggi molto critico per i tempi di attesa ecc) vedranno aumentare muri, distanze, tempi. E costi personali. Il livello di salute potrebbe diminuire per tutti. Ed anche l’offerta sanitaria, tra l’altro blindata con i vincoli all’accesso fuori regione.

6. Ferrara ha un’Università importante per la formazione e la ricerca, ma anche per l’indotto economico ed occupazionale sul territorio che è in grado di creare. La facoltà di Medicina è sempre stata un’eccellenza, in grado di formare, fare scuola, garantire salute, richiamare tanti studenti da tutta Italia. Il disegno AVEC mette a rischio tutto questo. Impoverisce tutti di competenze, potenzialità e prestazioni. e mette a rischio l’ospedale universitario, destinato al declassamento.

7. L’UNIVERSITA’, con il suo declassamento, favorisce la fuga di personale di qualità, verso altri ospedali, lasciando il già critico CONA, non in grado di garantire le prestazioni più complesse (le altre sono erogate dagli altri ospedali presenti sul territorio).

8. I Professionisti della salute, oggi tanti e dediti con tanto personale sacrificio al proprio mestiere, destinati a perdere competenza e professionalità. Come biasimarli se ne vanno.

Invitiamo le forze politiche, i professionisti della salute, i cittadini a riflettere su una riorganizzazione ed alleanze che non svendano la sanità ed il territorio, come sta avvenendo.

Coraggio ed orgoglio per scelte diverse, anche se la RER ha già sentenziato! Si può rivederla e pretendere garanzie da presidiare.

Ferrara merita una Sanità di qualità, appropriata ed efficiente. Integrare gli ospedali del territorio in un’unica azienda ospedaliera con Cona per l’alta complessità assistenziale e quelle di livello meno grave e complesso, presso le altre strutture del territorio che possono diventare eccellenze specializzate in prestazioni che oggi vanno a gonfiare la mobilità passiva e che potrebbero ritornare dentro la nostra rete, se erogate in maniera appropriata.

E una AUSL con la competenza della programmazione e del controllo, come già declinato dentro le leggi di riforma della sanità.

La programmazione ed il controllo possono essere di area vasta. I servizi sanitari, invece, provinciali.

Rossella Zadro
Centro Democratico

 

 

 

 

 

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