Cesena, le proposte di CD per il governo della città

“L’amministrazione del nostro territorio non potrà più avvenire pensando al mero mantenimento della realtà esistente, come se questa fosse autonomamente capace di garantire in eterno il benessere dei cittadini, che peraltro sempre più si sta contraendo. Occorre recuperare la capacità di visione, ragionando in termini di città–territorio, e non di solo “Comune”, avendo come confini almeno quelli della Romagna. Una strategia condivisa con le altre città romagnole rafforzerà le vocazioni di ciascuna, consentirà di meglio organizzare i principali servizi e di realizzare opere infrastrutturali di grande importanza”. Lo si legge nel documento di sintesi del confronto svoltosi nei giorni scorsi tra le forze del centrosinistra e a cui ha preso parte anche il Centro Democratico con la sua coordinatrice provinciale, Maria Grazia Bartolomei.

Senza lavoro non c’è sviluppo, scrive il Centro Democratico Cesena, non c’è crescita economica e soprattutto non c’è futuro, è questo il principale dei problemi che ci si deve porre. Ecco perché è indispensabile sveltire le procedure e gli adempimenti, alleggerire la macchina burocratica e le imposte locali sulle imprese per migliorare la capacità di tenuta del nostro tessuto produttivo. Va quindi implementato l’impegno per garantire trasparenza, semplicità, rapidità e certezza nei processi decisionali amministrativi, riconoscendone la rilevanza fondamentale nel rapporto fra cittadini ed istituzioni. Altro importante obiettivo è quello di favorire l’innalzamento del livello di competitività delle nostre imprese, anche attraverso un maggior coinvolgimento del sistema creditizio del territorio.

Per far fronte alla decrescita occupazionale nei termini emergenziali in cui oggi si pone sono da prevedere anche incentivi alle imprese che creano nuovi posti di lavoro o stabilizzano quelli esistenti. Occorre inoltre facilitare la transizione tra scuola e lavoro, attraverso la formula dei tirocini. Le azioni d’orientamento al lavoro vanno svolte prioritariamente nei settori più dinamici in termini di sbocchi occupazionali, quali quelli a maggior contenuto d’innovazione, più propensi all’export, operanti nel campo dei servizi alle persone e alle imprese e nell’agricoltura.

A fronte di un raddoppio del tasso di disoccupazione tra il 2004 ed il 2013, della crescita “esponenziale” delle ore di cassa integrazione e del consolidamento della precarietà negli avviamenti al lavoro, con prevalenza di nuovi contratti a tempo determinato e ad orario parziale, va rafforzata la rete di soggetti volti a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Nella realizzazione delle attività di formazione professionale è opportuno collegarsi al mondo universitario e delle scuole, valorizzando le eccellenze delle imprese ed il tanto di positivo che c’è sul territorio. Come nel caso della creazione di CesenaLab (promosso da Comune, Fondazione Carisp e Facoltà d’informatica), incubatore per lo start up di nuove imprese high – tech, bisogna proseguire nell’impegno volto a promuovere dal basso processi di innovazione e di diversificazione produttiva al fine di generare nuova occupazione. Occorre avere in particolare riguardo per i giovani, gli ultracinquantenni espulsi dal mercato del lavoro, le donne.

Ad un Comune oggi è più che mai richiesta capacità nel dare risposte concrete ad una crisi che oltre ad essere economica è sociale, con molte, troppe famiglie in difficoltà. Di qui la necessità di riorganizzare il welfare comunale e le politiche sociali. Questa riprogrammazione deve essere posta in essere da una governance plurale, che veda protagonista il sistema dell’associazionismo, del volontariato e del privato sociale, da cui ci si attende un contributo nella ridefinizione di modelli e paradigmi organizzativi, considerato il suo ruolo specifico ed insostituibile nel fronteggiare i ‘bisogni’. Di conseguenza il coinvolgimento deve avvenire sempre più sin dalla fase della coprogettazione degl’interventi, oltre a quella dell’erogazione dei servizi. Le stesse convenzioni fra il Comune ed il prolifico mondo del privato sociale dovranno sempre più avere carattere proattivo. Poiché consideriamo le relazioni sociali come bene comune e fattore di benessere della collettività, intendiamo premiare i progetti che curano la relazione interpersonale, al di là dell’obiettivo specifico. Vanno inoltre promosse e sostenute le reti di più associazioni e gruppi informali di cittadini attivi, che si muovono in una logica di cooperazione, per risultare più efficaci ed efficienti. L’attenzione ai giovani, ai talenti e alle famiglie più fragili con la realizzazione di luoghi di lavoro e residenziali a basso costo devono mostrare a tutti la visione comunitaria che si vuole avere a Cesena, ben oltre la semplice amministrazione della polis.

Il disegno di sviluppo futuro della città, positivamente tratteggiato nell’idea di nuovo PSC, la programmazione urbanistica sino al 2030, più all’insegna della qualità che della quantità, dovrà prevedere il potenziamento anche dei servizi per le zone più lontane o meno dotate dei luoghi della vita comunitaria o in alternativa facilitare i collegamenti con le zone dove sono presenti i servizi, senza eccessive penalizzazioni in termini di costi, riconfermando ed estendendo scelte già operate, come le piste ciclabili e l’utilizzo del trasporto pubblico locale. Essendo peraltro sempre più necessario fare i conti con il calo di risorse pubbliche, si dovrebbe considerare nelle future autorizzazioni urbanistiche, anche delle frazioni più servite, opere di pubblica utilità a favore delle zone più isolate in prossimità, in reciproco vantaggio. Anche il tratto della pianificazione generale dovrà essere garbato al punto di prevedere area per area la tipologia insediativa più adeguata alle specifiche vocazioni ed opportunità.

La sfida da raccogliere è quella di un’amministrazione sempre più a misura di cittadino.