Prato – rogo cinesi, Russo: Basta retorica, servono molti interventi

“Dobbiamo abbandonare la retorica e il profilo del mero commentatore politico, perché siamo amministratori e dobbiamo intervenire. La città di Prato, fin dagli anni ’90, è un grande laboratorio di politiche nazionali per due fenomeni paralleli: da una parte la globalizzazione, che ha messo in concorrenza i nostri siti produttivi storici con i mercati internazionali, mettendoli in ginocchio; dall’altra, il processo migratorio che ha fatto divenire Prato la città con il più alto tasso di immigrati, pari al 17,5%, la metà dei quali appartengono alla comunità cinese e alle sue oltre tremila aziende”. Lo ha detto il consigliere regionale toscano Rudi Russo, intervenendo questa mattina in Aula in occasione della seduta straordinaria del consiglio regionale sul Caso Prato.

“Prato, dunque, da decenni potrebbe essere un laboratorio per fare politiche di integrazione, potrebbe divenire un modello su scala nazionale, ma questo è stato sempre disatteso. Oggi abbiamo tutti sette morti carbonizzati sulla coscienza e siamo chiamati a intervenire con la più determinata e appassionata motivazione. Non possiamo pensare che il Comune, da solo, possa tamponare un fenomeno di tale intensità, né che vi riesca la squadra interforze che, come noto, non ha strumenti sufficienti”.

“Vogliamo chiedere al Parlamento – dice Russo – di verificare e arginare il fenomeno dell’evasione fiscale che si sta verificando a Prato?. Il rispetto delle regole è il miglior percorso verso la cittadinanza. Non esistono scorciatoie. Quanti casi si verificano tutti i giorni come quelli denunciati da Report? Vogliamo intervenire sulla tassazione delle rimesse all’estero? Si parla di un milione di euro al giorno che passa attraverso i money transfer. Sono soldi che possono rimanere a Prato, essere investiti a Prato e creare opportunità nuove, perché oggi gran parte dei cinesi vive Prato come una transizione e non come un progetto”.

“Il Governo deve fare necessariamente una cosa, e la Regione Toscana deve incalzarlo su questo punto: insieme ai patti commerciali, dobbiamo chiedere una collaborazione giudiziaria e di polizia tra Italia e Repubblica Popolare Cinese perché dietro la manodopera cinese c’è la mafia che organizza i trasferimenti in Italia e da questi vuole essere ripagata. Gli interrogativi sono molti e puntuali.
Auspico che Enrico Rossi – conclude – sia capace di sollevare la discussione oltre i recinti della retorica e del rimpallo delle responsabilità del passato e ci possa mostrare gli interventi amministrativi di competenza regionale e le richieste di intervento da presentare al Governo”.

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