Welfare

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La riforma dello Stato Sociale è la seconda grande riforma che è mancata negli ultimi anni e su cui vogliamo scommettere per inverare la nostra idea di Sviluppo Responsabile.

Noi crediamo, infatti, che l’Italia abbia quanto mai bisogno di un nuovo Welfare, familiare e generazionale, che sappia realmente promuovere la dignità della persona e le sue potenzialità nel corso delle diverse fasi della vita. Un welfare che non si esaurisca nell’assistenzialismo di vecchio stampo, ma che sappia davvero rassicurare i cittadini, dare certezza all’avvenire dei giovani, maggiori opportunità alle donne, più tutele agli anziani, per ripristinare quella coesione sociale e territoriale indispensabile a rimettere in moto le energie dormienti del paese.

Noi crediamo che l’Italia, per rispettare i vincoli di bilancio, non abbia bisogno di relegare migliaia di lavoratori nella categoria degli “esodati”, ma di una ristrutturazione del sistema delle prestazioni sociali e dei sussidi assistenziali che sia l’occasione per riequilibrare la composizione anomala della spesa, troppo orientata, rispetto ai più avanzati paesi europei, sui trattamenti pensionistici, a scapito dei trattamenti di disoccupazione, integrazione salariale e sostegno alla famiglia.

Noi crediamo che l’Italia abbai bisogno di nuove politiche attive per l’occupazione, che affianchino al maggior grado di apertura del mercato del lavoro un’incisiva riforma della rete degli ammortizzatori sociali, atta a incoraggiare la mobilità e la formazione professionale, senza determinare odiosi fenomeni di precarizzazione del lavoro, e che preveda l’introduzione di un sistema universale di assicurazione contro la disoccupazione.

In questa prospettiva, la Riforma del Welfare che vogliamo deve partire da una puntuale definizione dei diritti sociali spettanti ai cittadini, che devono essere modulati in base alla loro effettiva situazione economica, al fine di creare un sistema integrato di prestazioni, da erogare ai diversi livelli di governo, capace di accompagnare le persone lungo tutto l’arco della vita: dai servizi all’infanzia, alle misure di contrasto alla povertà e alla disoccupazione di sostegno alla famiglia, dalle prestazioni sociosanitarie e di tutela della non autosufficienza ai trattamenti assistenziali e previdenziali.

In un quadro di risorse scarse, va attuata una revisione selettiva della spesa in materia sociale, volta a:

  • definire a livello statuale i livelli essenziali di tutte le prestazioni sociali che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale;
  • razionalizzare le funzioni e le competenze in materia sanitaria, sociale e assistenziale tra i diversi livelli di governo territoriale, differenziando i compiti assegnati ai diversi enti anche in base alla loro dimensione, al fine incrementarne l’efficienza, accorpando ove necessario le strutture territoriali di produzione dei servizi sanitari e di protezione sociale;
  • riordinare il sistema dei sussidi assistenziali e previdenziali, delle prestazioni garantite dal servizio sanitario nazionale e delle misure di sostegno al reddito, parametrando i servizi erogati, in base ad un nuovo Indicatore di Situazione Economica Equivalente (ISEE) del nucleo familiare da applicare in modo omogeneo a livello nazionale e locale.

L’obiettivo di tali indirizzi è di modulare l’intensità e l’estensione dei diversi interventi in base all’effettiva situazione economica e capacità contributiva dei cittadini, assicurando prioritariamente la protezione sociale ai soggetti più deboli e bisognosi.

Non si tratta di rinunciare a una concezione di welfare universalistico – che dovrà continuare a fornire servizi sociali per tutti i cittadini – quanto piuttosto di introdurre una scala di priorità, richiedendo, laddove necessario alla compatibilità economica del sistema, un contributo ai ceti più abbienti per l’accesso a talune prestazioni, da definire in base ad un nuovo ISEE che consenta:

  • una “mappatura” della reale “ricchezza” di tutti i cittadini, ossia di tutte le componenti reddituali (inclusi i trasferimenti monetari esenti da imposizione e i redditi da capitale non rientranti nella dichiarazione IRPEF) e patrimoniali dei nuclei familiari (immobili, partecipazioni societarie, ecc), nonché delle passività (affitti prima casa, mutui, prestiti, ecc);
  • l’esatta individuazione dei pesi dei diversi carichi familiari, in particolare figli e persone disabili a carico, sulla base di una scala di equivalenza idonea a rendere confrontabile l’effettiva situazione economica delle famiglie.

All’interno di questa logica complessiva – e ferma restando l’esigenza di razionalizzare le modalità di erogazione dei servizi, articolando in modo nuovo i compiti tra i diversi livelli di governo, per aumentarne efficienza ed economicità – occorre, in particolare, aggiornare lo schema sotteso alla legge quadro 328 del 2000 e ridefinire la normativa in materia di federalismo fiscale (l.42/2009), approvando, con legge dello Stato:

  • uno Statuto dei diritti della vita, dell’infanzia e dell’adolescenza, recante l’indicazione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei diritti fondamentali di cittadinanza per i nati sul territorio della Repubblica e la relativa disciplina organica del sistema integrato di servizi socio-educativi per la prima infanzia e del complesso degli istituti di protezione dei minori: dalle misure volte a difendere la vita e promuovere la natalità, sino a quelle tese a tutelare i minori in situazioni di disagio e ad assicurare  l’accesso agli asili nido e il diritto allo studio, a contrastare la dispersione scolastica, a combattere la povertà minorile, ecc., in coerenza con i principi della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989;
  • uno Statuto dei diritti della famiglia, recante l’indicazione dei livelli essenziali degli interventi di sostegno ai nuclei familiari e il riordino, in correlazione con la riforma del sistema fiscale, dei diversi istituti di protezione sociale della famiglia (assegni familiari, assegni per le famiglie con minori di tre anni, social card, maternità, congedi parentali e misure per il sostegno delle responsabilità familiari e la conciliazione tra vita professionale e vita familiare; assistenza domiciliare integrata e servizi domus oriented per la cura delle famiglie con anziani non autosufficienti), prendendo a riferimento le indicazioni del Piano nazionale di politiche familiari approvato nel giugno del 2012;
  • uno Statuto dei diritti delle persone con disabilità, recante l’indicazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali, dei sussidi e delle rete di servizi a sostegno e per la piena integrazione delle persone disabili e per coloro che abbiano  dipendenze da droghe, alcol e farmaci.

 

In questa imponente opera di riordino del Welfare italiano intendiamo porre al centro della nostra agenda il rafforzamento delle tutele per i bambini, le donne, gli anziani non autosufficienti e i disabili, che devono essere rese più incisive laddove maggiore è il bisogno effettivo di assistenza, incentrando i servizi su base comunale e rafforzando le forme di integrazione tra assistenza pubblica e associazioni no-profit.

In questo quadro, particolare attenzione dovrà essere posta al tema della natalità, per la quale il nostro impegno è un incremento del 10 per cento rispetto al trend degli ultimi anni, da promuovere attraverso un fisco modulato in base alle esigenze della famiglia (nei termini sopra indicati), una rete di protezione sociale avanzata e capillare e specifiche misure di sostegno, quali:

  • il riordino selettivo e il rifinanziamento degli istituti di sostegno al reddito familiare (assegni per i nuclei familiari, indennità di maternità, ecc.) e il potenziamento di istituti quali i congedi parentali;
  • l’introduzione di un bonus di 1000 euro annui per i primi tre anni di vita per ciascun nuovo figlio nato in nuclei familiari in possesso di un ISEE non superiore a 33.000 euro annui;
  • l’introduzione di un assegno aggiuntivo di maternità pari a 300 euro mensili per 5 anni dalla nascita del figlio a favore delle puerpere in condizione di forte disagio economico, finalizzato a prevenire l’interruzione volontaria di gravidanza dettata dalla mancanza di risorse per il sostentamento della prole, da elargire attraverso il coinvolgimento dei consultori familiari, prendendo a riferimento il modello adottato nella regione Lombardia;
  • l’attuazione di un piano straordinario di incremento annuo di 30.000 nuovi posti di asilo nido, con priorità nel Mezzogiorno, per raggiungere l’obiettivo europeo di 33 posti di asilo nido ogni 100 bambini da 0-3 anni;
  • il potenziamento dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, anche attraverso la ridefinizione della mission, l’accorpamento, ove necessario, e il rifinanziamento dei seguenti fondi: Fondo politiche per la famiglia; Fondo per l’infanzia e l’adolescenza; Fondo di credito per i nuovi nati; Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto per la prima casa; Fondo genitori precari.

Nell’ambito di un disegno complessivo di riordino dello Stato Sociale dovranno, infine, essere regolamentate le unioni civili, prevedendo per le persone dello stesso sesso legate da vincoli affettivi l’attribuzione di dirittiin particolare in materia di legislazione fiscale, regime patrimoniale e successorio e prestazioni sociali, e di doveri, in termini d’impegno a condurre una vita in comune e di aiuto e sostegno reciproco, senza tuttavia riconoscere alcuna prerogativa in tema di adozioni e senza confondere tali unioni con la famiglia tradizionale, che è e deve rimanere il cardine del sistema di protezione sociale.