Fisco

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La grande assente della politica italiana degli ultimi venti anni è la Riforma fiscale.

Il sistema tributario è stato oggetto di una miriade di micro interventi settoriali stratificati nel tempo, che hanno determinato un sistema frammentato e complesso, che ha moltiplicato gli adempimenti ed elevato oltre ogni logica economica la pressione fiscale in tutti i livelli di governo, minando al contempo, attraverso il ricorso ai condoni, la propensione ad assolvere i doveri fiscali.

Per queste ragioni il Centro Democratico pone la riforma fiscale e la riduzione del prelievo su famiglie e imprese al centro del suo programma di Governo.

Per ripartire, l’Italia ha bisogno di un fisco che sappia ripristinare il senso della fedeltà fiscale, con una rigorosa lotta all’evasione e all’elusione, per pagare meno pagando tutti; ha bisogno di un fisco amico delle famiglie, rivolto a incentivare la natalità, tutelare la maternità, garantire l’educazione dei nostri figli e l’assistenza ai nostri genitori; ha bisogno di un fisco intelligente,che premi il lavoro rispetto alle rendite e sostenga tutte le imprese che voglio crescere e internazionalizzarsi.

La Riforma tributaria che sosteniamo, per latitudine e intensità, va ben oltre la pur condivisibile opera di manutenzione indicata nel disegno di legge delega presentato dal Governo Monti, ed è diretta, in particolare, a realizzare un FISCO:

  • EQUO, fondato sulla lotta all’evasione e all’elusione fiscale e capace di assicurare una forte riduzione del prelievo, a partire dai redditi medio-bassi, e garantire maggiore equità verticale e orizzontale, ponendo la famiglia al centro di un sistema integrato di sostegno e protezione sociale;
  • COMPETITIVO, diretto a detassare e incentivare, con meccanismi stabili,  automatici e selettivi, le imprese che intendono crescere, patrimonializzandosi e allargando la base occupazionale, ed innovare, nonché indirizzato ad attrarre gli investimenti diretti esteri;
  • SOSTENIBILE, diretto a promuovere consumi ecosostenibili e agevolare le imprese certificate che rispettino standard di produzione ambientalmente e socialmente responsabili.

 

Per realizzare un FISCO EQUO è necessario:

  • Rafforzare la lotta all’evasione e all’elusione fiscale e contributiva, i cui proventi devono essere destinati in via automatica a un Fondo per la riduzione del prelievo a favore delle persone fisiche e delle imprese. L’evasione in Italia ha una consistenza abnorme rispetto ai maggiori partner europei e rappresenta una “pandemia” che comporta una gravissima alterazione dell’intero sistema economico, provocando danni ingenti alle imprese, che si trovano, di fatto, a competere in un mercato distorto, e alle famiglie, che devono subire un prelievo eccessivo a fronte di servizi scadenti. La lotta all’evasione non deve rappresentare, pertanto, un mero strumento per incrementare le entrate, ma per rendere più equo ed efficiente il sistema economico, alleviando la pressione tributaria sui contribuenti e le imprese oneste in conformità a un nuovo patto con il fisco, reso cogente da un meccanismo automatico di destinazione del maggior gettito alla riduzione delle aliquote fiscali. Per rafforzare la lotta all’evasione, intendiamo in particolare agire attraverso:
    • il potenziamento del fisco telematico – con la previsione di un sistema diffuso anche tra privati e interconnesso con l’Agenzia delle entrate di fatturazione elettronica con firma digitale e della possibilità di effettuare la dichiarazione dei redditi on line con assistenza dedicata –  e degli strumenti del redditometro /spesometro, affinché si possa procedere a controlli mirati in base alla “coerenza” tra indicatori di consumi, investimenti e risparmi rispetto ai redditi dichiarati;
    • la definizione di un sistema integrato ispettivo e di accertamento tributario da parte di Agenzia delle entrate, Guardia di finanza ed enti territoriali, in particolare i comuni, e il rafforzamento del sistema della riscossione, per ridurre l’ampia forbice tra accertato e riscosso, superando al contempo forme di vessazione fiscale nei confronti dei contribuenti in buona fede che a causa della crisi non riescono a onorare i propri debiti fiscali;
    • l’introduzione di un meccanismo innovativo di contrasto fiscale d’interessi, che preveda la detraibilità dal reddito di tre tipologie di spesa da estrarre a sorte ogni anno ad opera dell’Agenzia delle entrate nell’ambito di un elenco di 12 categorie di spese ad alto rischio di evasione (quali, ad esempio, le spese per piccole manutenzioni domestiche – giardiniere/fabbro/idraulico/elettricista/ecc -, per i circoli ricreativi; per i servizi professionali – avvocati/commercialisti/ecc.-, nonchè le spese effettuate in taluni esercizi commerciali – ristoranti, bar, alberghi). L’elevata percentuale della detrazione spettante – che va fissata in misura almeno doppia rispetto all’aliquota IVA applicabile al relativo bene o servizio incluso nell’elenco – e il meccanismo di estrazione a sorte della spesa detraibile da effettuare al termine del periodo di imposta, hanno l’effetto di minimizzare l’impatto della misura sulla finanza pubblica e di massimizzarne gli effetti in termini di emersione di basi imponibili, atteso che i contribuenti, nell’alea, sarebbero indotti a richiedere e conservare fatture e scontrini di tutte le tipologie di spesa incluse nel paniere delle spese detraibili;
    • la previsione della detraibilità delle spese bancarie per l’utilizzo delle carte di pagamento e di credito, per favorire la diffusione della moneta elettronica;
    • l’abbassamento a 500 euro della soglia per i pagamenti in contanti;
    • il coinvolgimento dell’ordine dei dottori commercialisti nella lotta all’evasione per contrastare il diffondersi di pratiche elusive, in particolare nella fiscalità d’impresa;
    • l’introduzione di una migliore disciplina antielusiva generale in forza della quale, in virtù del principio generale dell’abuso del diritto tributario, il contribuente non possa trarre indebiti vantaggi fiscali dall’utilizzo distorto di strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio fiscale, in difetto di ragioni economicamente apprezzabili che giustifichino l’operazione, diverse dalla mera aspettativa di risparmio fiscale;
    • il rafforzamento dei profili di responsabilità e sanzionatori per le dichiarazioni mendaci o infedeli, prevedendo il raddoppio delle sanzioni, anche di carattere penale, per gli evasori totali o parziali che sottraggono al fisco imposte per importi superiori a 100.000 euro;
    • la riforma della giustizia tributaria e la costituzionalizzazione dei principi dello Statuto dei diritti del contribuente, oggetto in passato di ripetute violazioni.

 

  • Riformare il sistema d’imposizione, al fine di spostare il carico fiscale dal lavoro alle rendite finanziarie, al patrimonio e ai consumi di lusso e recanti esternalità negative, attraverso un insieme di modulare d’interventi via via espandibili in ragione dell’emersione di base imponibile derivante dalla lotta all’evasione. In particolare, gli interventi prevedono:
    • la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni IRE finalizzata a ridurre l’incidenza del prelievo, a partire dai redditi inferiori a 50.000 euro annui, con elevazione della no tax area e la previsione di un sistema di imposta negativa per gli incapienti;
    • il riordino del sistema delle detrazioni e deduzioni, al fine di concentrare le agevolazioni sulle seguenti priorità: sostegno alla famiglia e alla natalità, compreso il diritto alla casa; incentivi al lavoro femminile e al no profit; spese ambientalmente sostenibili; contrasto all’evasione e all’economia sommersa;
    • la revisione del sistema impositivo sulle rendite finanziarie, con l’elevazione al 25% dell’aliquota ordinaria dell’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e la previsione di un regime  differenziato per interessi, dividendi, plusvalenze, con parziale attrazione di tali redditi nell’imposizione personale progressiva (sul modello tedesco e olandese) al fine di scoraggiare la speculazione a breve termine, fermo restando il regime di esenzione totale per le nuove emissioni di BTP a rendimenti contenuti di cui sopra e la previsione di regimi speciali per altri titoli pubblici, per i fondi della previdenza complementare e per i rendimenti di alcune tipologie di fondi d’investimento;
    • l’unificazione in un’unica fattispecie impositiva di diverse forme di prelievo patrimoniale esistenti (immobili in Italia e all’estero e attività finanziarie, barche, velivoli, automobili, ecc.), con aliquote progressive per i patrimoni superiori a 2,5 milioni di euro;
    • la revisione dell’IMU e delle rendite catastali degli immobili, finalizzata a rendere l’imposta meno sperequata e a ridurre l’incidenza del prelievo sulla prima casa attraverso: l’introduzione di una franchigia di 200.000 euro sulla base imponibile per le prime case non di lusso, al fine di esentare dall’imposta chi attualmente paga, ad aliquota base, circa 600 euro; la previsione della detraibilità dall’imposta, fino a un massimo di 1000 euro, delle spese per interessi corrisposti per mutui ipotecari stipulati per l’acquisto dell’abitazione principale, per la quota d’interessi che non trova capienza nell’attuale detrazione del 19% dall’imposta sul reddito; la messa a regime della detrazione IMU per ciascun figlio residente nell’abitazione; la ridefinizione delle aliquote in senso più progressivo, in particolare per i grandi patrimoni immobiliari, in base a scaglioni d’imposizione formati dalla somma dei valori catastali facenti capo a ciascun soggetto passivo, tenendo conto della composizione del nucleo familiare;
    • la razionalizzazione delle imposte indirette, con un aggiornamento delle modalità di tassazione Iva sui diversi beni e servizi e l’alleggerimento delle imposte sui trasferimenti immobiliari, anche per favorire la ripresa del settore delle costruzioni.

 

Per realizzare un FISCO COMPETITIVO è necessario ridurre la pressione fiscale e contributiva e razionalizzare il sistema impositivo in modo selettivo, sostenendo la crescita delle imprese e l’innovazione dei processi produttivi. A tal fine, intendiamo:

  • ridurre il cuneo fiscale sul costo del lavoro, in primo luogo incrementando ulteriormente le deduzioni dalla base imponibile IRAP del costo del lavoro per ciascun dipendente assunto a tempo indeterminato, con particolare riferimento ai giovani under 35 e alle donne;
  • riordinare il sistema delle tax expenditures per le imprese, al fine di ricondurre le riduzioni del prelievo obbligatorio a 5 principali agevolazioni fiscali (al netto di quelle dedicate alla sostenibilità, di cui si dirà oltre), di carattere automatico, dirette a incentivare:
    • l’allargamento della base occupazionale, con particolare riferimento all’assunzione di giovani e di donne (credito d’imposta nuove assunzioni);
    • i nuovi investimenti produttivi (credito d’imposta investimenti);
    • le attività di ricerca e sviluppo, anche con le università (credito imposta R&S);
    • la costituzione di reti di impresa e distretti produttivi,
    • la riallocazione nel territorio nazionale di impianti produttivi detenuti all’estero;

 

  • introdurre uno specifico regime fiscale di vantaggio per attrarre gli investimenti esteri con rilevante impatto occupazionale, da indirizzare prioritariamente al Mezzogiorno, che preveda il coinvolgimento nella definizione di programmi di incentivazione degli enti territoriali, prendendo a riferimento l’esperienza statunitense;
  • semplificare drasticamente il sistema fiscale, eliminando inutili adempimenti, utilizzando in modo intensivo i mezzi tecnologici/digitali per il dialogo con l’Amministrazione finanziaria e definendo un unico codice delle leggi tributarie.

 

Inoltre, in una fase congiunturale di severa contrazione del prodotto e di aumento marcato della disoccupazione, come quella attuale, occorre altresì introdurre una misura straordinaria, volta a favorire un’inversione di tendenza, quale la completa sterilizzazione della componente contributiva del cuneo fiscale a carico delle imprese e dei lavoratori per i nuovi occupati e per un periodo di tre anni dalla data di assunzione.

 

Infine, per realizzare un FISCO SOSTENIBILE occorre introdurre criteri di sostenibilità trasversali a tutto il sistema fiscale, volti a riconvertire il mercato verso un modello di sviluppo ambientalmente e socialmente responsabile, seguendo un’impostazione di politica economica diretta a passare un approccio difensivo, fondato sul mero sostegno alla domanda e sul ripristino della competitività dei costi, a una strategia di attacco, articolata sul versante dell’offerta e imperniata sulla ricerca, l’innovazione e la qualità sostenibile in tutti gli anelli della catena del valore.

A tal fine, è necessario:

  • incentivare gli investimenti ambientali, favorendo i processi di riconversione ecologica dell’apparato produttivo attraverso la detassazione del reddito d’impresa reinvestito in beni capitali diretti a introdurre eco-innovazioni di processo o di prodotto atte a prevenire, ridurre o riparare i danni ambientali;
  • promuovere una massiccia adesione delle PMI ai sistemi comunitari di eco-gestione, audit ambientale e certificazione della qualità ecologica di processo e di prodotto (quali i marchi comunitari Emas ed Ecolabel), nonché ai sistemi internazionali di certificazione della responsabilità sociale d’impresa (quali il SA 8000), mediante l’introduzione di uno specifico credito di imposta per gli oneri sostenuti dalle imprese ai fini dell’ottenimento delle certificazioni;
  • rimodulare il quadro impositivo (accise) sui prodotti energetici per promuovere l’utilizzo di prodotti a minor impatto ambientale, prevedendo, conformemente alla disciplina comunitaria, un regime fiscale differenziato in base al livello di concentrazione di inquinanti generati attraverso la combustione, introducendo al contempo una tassazione specifica sul consumo di combustibili fossili ad alto potenziale inquinante che tenga conto della specificità delle imprese soggette al sistema europeo di emission trading;
  • promuovere la mobilità sostenibile e il rinnovamento del parco veicoli (pubblici e privati) ad alto potenziale inquinante e non conforme alla più recente normativa comunitaria in materia di emissione dei veicoli a motore, anche attraverso la revisione delle tasse automobilistiche ela ridefinizione delle modalità di riparto del Fondo per il trasporto pubblico locale;
  • stabilizzare il credito d’imposta per le ristrutturazioni edilizie che comportino interventi di incremento dell’efficienza energetica degli edifici;
  • rivedere i criteri di applicazione dell‘IMU anche al fine di consentire ai comuni di agevolare gli immobili che risultino dotati di particolari dispositivi per il risparmio energetico e che siano costruiti conformemente ai criteri della bioarchitettura e della bioedilizia;
  • favorire l’accesso al capitale di rischio delle PMI innovative attraverso l’introduzione di un’aliquota ridotta del 12,5 % sui frutti e i proventi derivanti dal risparmio affidato in gestione a fondi comuni di investimento ecologici e a fondi etici, debitamente certificati da Consob e Banca d’Italia;
  • introdurre una tassazione agevolata, in forma di riduzione dell’aliquota dell’imposta sul reddito delle società (IRES) ovvero di determinazione forfettaria dell’imponibile, diretta a favorire, per il primo anno di attività e per i due esercizi successivi, le start-up che iniziano un’attività produttiva in settori di rilevanza strategica per le politiche di sostenibilità (raccolta differenziata, riciclaggio e smaltimento con recupero di energia dei rifiuti; produzione e vendita di energia elettrica e idrogeno prodotti da impianti di piccola e media taglia alimentati con fonti rinnovabili; implementazione del patrimonio boschivo finalizzata a incrementare il potenziale nazionale di assorbimento di carbonio; raccolta e trasformazione dei residui agricoli per lo sfruttamento energetico delle biomasse).

Per attuare una riforma fiscale di questa portata occorrono spazi di manovra in termini di saldi di finanza pubblica, necessari non certo per eludere i vincoli di bilancio, ma per consentire la messa a regime di un nuovo sistema fiscale che determinerà una massiccia ricomposizione del gettito e sfasamenti temporali nell’andamento delle entrate, i quali potrebbero non essere compatibili con il rigido rispetto dell’obiettivo di medio termine dell’Italia, che per gli anni 2014 e 2015, a seguito delle manovre adottate, non presenta alcun margine di manovra.

Per queste ragioni, in conformità alla nuova governance economica europea e al Fiscal compact, all’inizio della prossima legislatura intendiamo sottoporre il progetto di riforma fiscale alle istituzioni europee, per negoziarne l’attuazione nel rispetto delle compatibilità finanziarie previste dal quadro legislativo vigente.