Interrogazione Capelli su situazione energia in Sardegna

Interrogazione a risposta scritta 4-10874 presentato da CAPELLI Roberto 26 ottobre 2015

CAPELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
nell’ottobre 2012, con delibera 400/12, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) ha definito unità essenziali al sistema elettrico nazionale la centrale termoelettrica di Ottana Energia, la centrale di E.on Fiume Santo e quella di Enel Sulcis;
il progetto del Galsi su cui si basava la conversione della centrale termoelettrica di Ottana è stato di fatto congelato, e la giunta regionale della Sardegna non ha potuto che adeguarsi, uscendo dalla compagnia sociale di Galsi;
rispondendo all’interrogazione a risposta scritta n. 4-05841, a firma Capelli, presentata il 7 agosto 2014, il Vice Ministro De Vincenti l’8 aprile 2015 al riguardo affermava: «Un ulteriore rinvio della decisione di investimento da parte dell’azionista di maggioranza algerino della società Galsi, è il segnale che il ritardo della realizzazione del progetto Galsi e quindi della metanizzazione dell’isola, è da imputarsi alla crisi del mercato energetico che non favorisce e non sostiene tale investimento. Tuttavia il Ministero nell’ottica del citato progetto di metanizzazione si è attivata, su richiesta della regione, promuovendo e supportando degli incontri con la regione medesima, la società Galsi e la società Snam Rete Gas, al fine di individuare soluzioni alternative progettuali relative alla metanizzazione dell’isola»;
apprezzabile l’impegno del Governo ma certamente non sufficiente per sanare una situazione che nel corso del tempo è divenuta sempre più complessa;
nel suo «Rapporto annuale in materia di monitoraggio dei mercati elettrici a pronti, a termine e dei servizi di dispacciamento. Consuntivo 2013», si osservava, infatti, che i prezzi medi su MSD (Mercato dei Servizi di Dispacciamento) nel corso del 2013 avevano fatto registrare un differenziale tra prezzi a salire e prezzi a scendere pari ad un incremento del 13 per cento per quel che riguardava il continente, mentre si riduceva sulle isole;
in particolare il succitato rapporto osservava che «In Sardegna la riduzione è stata del 90 per cento a seguito dell’inserimento di Ottana Energia nella lista degli impianti essenziali per la fornitura di Riserva Secondaria»;
si trattava di un risultato importante, raggiunto proprio grazie all’inserimento di Ottana Energia nelle liste degli impianti essenziali;
nel febbraio 2014 regione Sardegna varava il «Piano Energetico ed Ambientale della Regione Sardegna» nel quale, per la centrale di Ottana, era prevista una riconversione a metano «con la finalità del servizio ancillare alla rete»;
nello stesso documento si legge, inoltre, che «In particolare la Regione si pone l’obiettivo nell’ambito delle azioni interne ai distretti energetici di promuovere contestualmente con il territorio, le azioni consentite per una riconversione a metano entro il 2020 della suddetta centrale cogenerativa per il superamento dell’attuale configurazione ad olio combustibile. La Regione si impegna pertanto a porre in essere in sinergia con gli enti locali interessati e lo Stato quanto necessario per raggiungere tale obiettivo»;
la mancanza di una fornitura di gas naturale ha condizionato negativamente tutto il sistema energetico regionale, vincolando l’avvio della realizzazione della rete di trasmissione interna ed esterna, rendendo potenzialmente inefficace, in quanto non remunerativo, l’utilizzo delle reti urbane o comprensoriali di distribuzione del gas, in quanto non collegate tra loro in un’unica rete;
dopo il ricordato congelamento del progetto Galsi, la Regione Sardegna, con ordine del giorno n. 5 del 27 maggio 2014, approvava l’impegno a richiedere al Governo «l’attivazione delle disponibilità finanziarie occorrenti per il mantenimento dei regimi di essenzialità energetica attualmente vigenti in Sardegna, nonché per la perequazione, nelle more del compimento del processo di metanizzazione, dei maggiori costi energetici gravanti sulle famiglie e su le imprese della Sardegna»;
invece, il decreto-legge 90 del 2014 recante «Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari», convertito con modificazioni dalla legge 114 del 2014, garantiva il sistema di essenzialità delle centrali elettriche siciliane sopra i 50 mega watt, disponendo contestualmente la cancellazione della macro-zona Sardegna-Sicilia;
due decisioni che, unite, al blocco del progetto Galsi, hanno suscitato gravi preoccupazioni in Sardegna per una assolutamente prevedibile crisi di tutto il sistema della produzione energetica sarda;
al riguardo fu presentato un ordine del giorno, a prima firma Capelli, (n. 9-02568-Ar/002), accolto dal Governo, nel quale si chiedeva di valutare gli effetti applicativi delle decisioni prese, in modo da prendere iniziative per sanare «questo vero e proprio vulnus inferto a tutto il sistema energetico sardo» con la cancellazione del sistema di essenzialità;
sempre a prima firma Capelli, come detto, era stata presentata un’interrogazione a risposta scritta (n. 4-05841), che ha avuto risposta l’8 aprile 2015 da parte dell’allora sottosegretario allo Sviluppo economico De Vincenti;
nella risposta, non del tutto soddisfacente, si legge tra l’altro «Nel merito, si fa presente che, secondo i dati del Gestore dei mercati energetici, il valore medio del prezzo dell’energia sul mercato del giorno prima (Mgp) nel 2013 in Sardegna si è attestato al valore di 61,52 euro/MWh, addirittura inferiore al valore del prezzo unico nazionale (Pun), il cui valore è stato 62,99 euro MWh. Occorre precisare che il prezzo dell’energia elettrica in Sardegna si è allineato al Pun solo negli ultimi due anni, infatti fino al 2011 si attestava su valori di circa 1015 euro superiori ai valori del Pun; a tal riguardo è di rilievo il ruolo del cavo Sapei, entrato in servizio nel 2012 e che ha contribuito ad allineare il prezzo della Sardegna a quello delle altre zone continentali. Discorso completamente diverso per la Sicilia, dove il mancato completamento del cavo Sorgente-Rizziconi ha lasciato immutate le condizioni che hanno determinato un prezzo medio annuo ben più elevato, che nel 2013 è stato di 92,00 euro/MWh, quindi superiore di quasi 30 euro al prezzo sardo. Si segnala, inoltre, che anche nel 2014 la Sardegna ha avuto prezzi allineati al resto delle zone continentali mentre la Sicilia si è attestata su prezzi superiori di circa 30 euro, tra cui spicca il dato di agosto 2014, quando nell’Isola è stato rilevato un prezzo di ben 102,15 euro MWh a fronte di un Pun a 47,17 euro/MWh. I dati appena mostrati sono utili a far evidenziare le motivazioni che hanno portato il Governo ad intervenire per cercare di contenere i prezzi dell’energia in Sicilia, ed a tal proposito si rileva il dato del mese di gennaio 2015 quando, proprio grazie alla norma citata, il gap di prezzo tra la Sicilia ed il resto delle zone si è ridotto a poco più di 10 euro/MWh. Il regime di essenzialità per gli impianti siciliani è quindi un modo che ha l’effetto di ridurre il prezzo zonale dell’energia nell’Isola, e quindi il prezzo pagato ai produttori, ma di conseguenza produce una diminuzione del prezzo sul fronte della domanda (Pun) a livello nazionale (…).prezzi continentali, ricaverà un evidente beneficio da tale norma (diminuzione del Pun). Sul fronte dell’offerta, invece, il provvedimento appare neutro nei confronti dei produttori in Sardegna, il cui prezzo zonale è ormai allineato a quello delle altre zone grazie al Sapei, appare quindi neutra per i produttori sardi anche la decisione di eliminare le macro zone Insulari»;
apprezzabile la risposta, documentata, ma che non sembra cogliere i rischi che la scelta del Governo ha, invece, causato a tutto il settore della produzione di energia in Sardegna;
con delibera dell’AEEG n. 500 del 16 ottobre 2014, la centrale di Ottana energia, così come le altre sarde dichiarate essenziali, hanno visto una proroga di tale modalità di esercizio sino all’aprile 2015, e successivamente sino al dicembre 2015;
fonti a stampa (in particolare «Il Sole 24 ore» del 23 ottobre 2014) informano che gli impianti E.On Fiume Santo ed Enel Sulcis figurano tra gli impianti in possibile chiusura;
tale possibilità potrebbe causare la perdita di interesse da parte delle grandi multinazionali per la riattivazione di grosse industrie energivore sarde, quali Alcoa;
la chiusura di tutto il sistema della produzione energetica in Sardegna porterebbe la regione ad essere del tutto priva di impianti produttivi di potenza programmabile;
lo stato di declino dei grandi poli industriali del Sulcis, di Porto Torres e di Ottana sono da addebitare in gran parte al deficit strutturale dell’approvvigionamento energetico, così come la diminuita competitività dell’industria ancora presente;
inoltre, tale assetto produttivo non garantirebbe la sicurezza del sistema elettrico sardo, e comporterebbe la perdita occupativa diretta di circa 800 addetti, più indotto;
il 2 ottobre 2015 la giunta regionale della Sardegna ha approvato la delibera 48/2013 in cui vengono approvatele linee guida del Piano energetico ambientale regionale, nel quale tra l’altro si legge che «Per la metanizzazione della Sardegna l’Assessore ricorda che, a seguito dell’accantonamento del progetto GALSI, il tema ha assunto una rilevanza tale che implica un focus specifico nel PEARS con la possibilità, da valutare in sede di predisposizione dell’aggiornamento della proposta tecnica, di affrontare gli aspetti di dettaglio da un punto di vista tecnico e amministrativo attraverso la predisposizione di un piano attuativo dedicato. Tale impostazione metodologica è supportata anche dagli esiti del confronto in corso con il Governo sulle modalità di approvvigionamento di gas naturale per l’isola, nel quadro della strategia nazionale GNL.»;
risulta che l’estensione del regime di essenzialità alle centrali siciliane di potenza superiore ai 50 mega watt dovrebbe essere esteso a tutto il primo semestre 2016 –:
quali ulteriori iniziative di competenza intenda il Governo attuare per evitare la fermata delle centrali elettriche sarde dopo il mese di dicembre 2015, chiarendo, in particolare, se intenda prevedere la proroga del regime di essenzialità, come previsto per la Sicilia, e quali azioni il Governo stia già intraprendendo per contribuire alla soluzione della metanizzazione della Sardegna, unica regione europea priva di tale infrastruttura fondamentale per la competitività del sistema industriale della Sardegna. (4-10874)