Tabacci: Semplificare non è un optional. Il paradosso dei 500 decreti attuativi rimasti in sospeso

Per uscire dalla crisi e stimolare la ripresa dell’economia, l’Italia deve liberarsi dai molti oneri burocratici e dagli ostacoli che appesantiscono l’intero sistema, impegnandosi in un programma generale e trasversale di semplificazione delle procedure. A sostenerlo è il Presidente della Commissione bicamerale per la Semplificazione legislativa e amministrativa, Bruno Tabacci.

Presidente la Commissione bicamerale per la Semplificazione legislativa e amministrativa ha appena concluso un ciclo di audizioni. Cosa è emerso?
“Abbiamo completato il ciclo di audizioni e andremo ad approvare il documento conclusivo il 31 marzo. In Commissione ci sono state 30 audizioni nel corso delle quali abbiamo sentito istituzioni e interessi differenti, da quelli sindacali a quelli imprenditoriali. La sensazione è che il Paese si sia auto-ingarbugliato in lacci e lacciuoli rappresentati dalle leggi regionali, dalle normative europee non recepite in tempi celeri, dalle normative amministrative. Il tutto ha paralizzato il sistema Italia un pò come nel libro ‘I viaggi di Gulliver’ di Swift. E’ necessario andare alla radice del problema tentando di semplificare, perché finora abbiamo solo complicato. Si pensi che per ogni legge abrogata ne sono nate due nuove. Invece sarebbe necessario approvare leggi che diano risposte ai problemi del Paese.
Il Pil attuale è un Pil malato, non buono ed è frutto di complicazioni. Quanto altro ci farà perdere in futuro? Dobbiamo anche considerare che negli ultimi anni sono esplose delle professioni sconosciute, come ad esempio gli esperti ambientali, che dobbiamo capire se si stabilizzeranno nel tempo”.

Da quanto emerso dalle audizioni scaturiranno provvedimenti parlamentari?
“Dalle audizioni è chiara la necessità di rivedere il titolo V della Costituzione, il contenzioso tra Stato e Regioni intasa ormai il lavoro della Corte Costituzionale. Su materie come il turismo, i trasporti, ci dovrebbe essere una maggiore competenza statale. Non si può continuare a lavorare in un Paese in cui, se si vuole costruire un’infrastruttura ad esempio da Trieste a Palermo, le scartoffie si moltiplicano poichè passando per ogni singola regione, bisogna fare i conti con le competenze regionali. Poi c’è il problema della pubblica amministrazione che invece di essere terza, aggrava la situazione. Noi faremo un documento che consegneremo alle Camere. L’obiettivo è quello di giungere ad un testo articolato di legge che possa fornire una visione organica per la semplificazione. Il tutto ovviamente sarà a disposizione del Governo”.

Negli scorsi giorni il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, si è soffermato su due questioni cardine del sistema Italia:
– il terreno della semplificazione rappresenta il campo in cui si gioca il futuro del nostro Paese
– è necessario cambiare il modo di legiferare affinché si accelerino i tempi di attuazione delle leggi e affinché le norme abbiano effetti tangibili sull’economia e i mercati finanziari. Lei cosa ne pensa?
“Penso che le parole di Rossi delineino quanto emerso dalla nostra indagine. L’obiettivo della semplificazione è per noi centrale. Ci dobbiamo sforzare di snellire i procedimenti. Purtroppo la situazione attuale non è affidabile sui tempi, è caratterizzata da una continua inattuazione: circa 500 decreti attuativi non sono stati adottati nel corso degli anni eppure si tratta di decreti avviati dall’ex ministro dell’economia Tremonti e che hanno trovato conferma sia nel governo Monti sia nel governo Letta. Il problema è che si annuncia di intervenire, ma poi si rinvia tutto a provvedimenti successivi che restano in sospeso”.

Anche il governo targato Renzi ha sostenuto che la semplificazione rientra tra le sue priorità. Le prime mosse si sono avute soprattutto nel settore lavoro. Come giudica questo primo passo su tale terreno?
“Giudico positivamente questo primo approccio del governo Renzi, ma il lavoro deve essere organico. Non si può risolvere il problema per singoli aspetti. Senza contare che i testi che vengono discussi in Parlamento sono spesso incomprensibili agli stessi legislatori, immaginiamo cosa possa arrivare ai cittadini, questo è il nodo”.

Come si intrecceranno, soprattutto per quanto riguarda la scelta delle priorità, le iniziative parlamentari con quelle governative?
“Mi auguro che il governo faccia proprie le nostre tematiche, perché non siamo in competizione, non stiamo facendo una gara per vedere chi sia il più bravo. Sull’efficienza si gioca la ripresa del nostro Paese e se continuiamo in questo modo non ne usciremo presto”.

La semplificazione può avvenire solo attraverso la via legislativa oppure può essere attuato un processo di delegificazione?
“La delegificazione rientra comunque in un processo legislativo. Penso che si tratti di un fatto di coscienza, perché complicare non genera ricchezza pulita, ma solo lacci e blocchi allo sviluppo”.

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