Ucraina, Folloni: Gli occhi volti a Kiev, pensando all’Europa

Il mondo guarda a Kiev con il fiato sospeso. Il timore che la guerra civile in cui rischia di precipitare l’Ucraina possa fare da detonatore per un più vasto scenario di conflitti è forte. Per noi europei tutto è poi amplificato dal fatto che, dopo l’esplosione delle fallite primavere arabe, la possibilità del ricorso alla guerra si avvicina tristemente ai confini dell’Unione. Da sempre la guerra è il modo irrazionale, violento e luttuoso per “risolvere” contrasti covati nel profondo, lasciati crescere senza adeguate soluzioni politiche, senza la capacità di governare i cambiamenti d’equilibrio, le crisi e le tensioni che la storia sempre pone davanti.

L’elenco dei “conflitti” da cui siamo ormai circondati è molto lungo: dalla Tunisia che pare avviata a superare la crisi esplosa tre anni or sono, alla Libia, all’Egitto, al sempre inquieto Medio Oriente, alla Siria, al Libano e all’Afghanistan, dove operano nostri soldati, infine oggi all’Ucraina. Prese una alla volta le situazioni sono diverse da Paese a Paese. Ma senza ipocrisia e con sguardo lucido bisogna prendere atto che le “guerre”, per ora potenziali e limitate, cresciute attorno alle nazioni europee sono in qualche modo conseguenza della mancanza di Europa. Non sono colpa nostra, ma è impossibile non vedere il peccato di omissione dell’incompiuta Unione.

Senza un’adeguata costruzione politica e senza una politica estera europea degna di questo nome non siamo finora stati in grado di dare ai nostri vicini, prossimi e meno prossimi, gli scenari credibili di mutua cooperazione, di sviluppo, di sicurezza e di stabilità necessari.