Giornata infanzia, Chincarini: Andrebbe celebrata ogni giorno nei fatti, non con vuote liturgie

Oggi si celebra la ventiquattresima giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza. I bambini e gli adolescenti hanno tanto bisogno di essere amati e accuditi e con loro, spesso, anche le loro mamme. Purtroppo, in questi anni, ho invece avuto l’impressione che quando abbiamo cercato di occuparci di alcuni casi particolari sui problemi dell’infanzia non vi sia stata una risposta abbastanza forte da parte del Consiglio regionale.

Per questo, oggi, a me piacerebbe che questa giornata simbolica venisse oggi dedicata alle centinaia di giovani donne e giovani uomini che sono stati vittime per decenni di abusi, angherie e malversazioni nella Cooperativa degli orrori, al Forteto. Una vicenda esemplare di quanto ancora dobbiamo impegnarci in difesa dell’infanzia.

Sono convinta, infatti, che la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo del 1959 e la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia del 1989 siano due testi ancora troppo poco applicati, nel mondo ma anche in Italia. Abusi di ogni genere, abbandono scolastico, scarso sostegno alle famiglie, mancato accesso al mondo del lavoro sono emergenze di scottante attualità nel nostro Paese. Per questo sono convinta che non sia sufficiente l’esercizio, una volta all’anno, di queste liturgie vuote e stantie che puntualmente andiamo a disattendere nella nostra azione politica e amministrativa.

In particolare, ritengo sconveniente che questa mattina sia stato invitato il Direttore generale di Save the Children, Valerio Neri. Le cosiddette charities, infatti, sono ormai divenute vere e proprie multinazionali capaci di rastrellare milioni e milioni di dollari, che servono troppo spesso a garantire il funzionamento e la sopravvivenza delle stesse. E’ scandaloso che i direttori generali di queste onlus guadagnano centinaia di migliaia di euro ogni anno: ricordo, in particolare, lo scandalo di Amnesty International per la buonuscita a cinque zeri pagata al segretario generale dell’associazione, Irene Khan.

Certo, nessuno mette in dubbio l’impegno e lo scopo benefico delle numerose onlus che operano anche in Italia, ma troppe rimangono le contraddizioni di un sistema che dovrebbe essere votato alla solidarietà e che invece sembra incarnare le peggiori regole del mercato internazionale: stipendi faraonici per i dirigenti (parliamo di centinaia di migliaia di euro ogni anno, come ha rivelato solo pochi mesi fa la rivista britannica Third Sector), lavoratori sottopagati, una rete capillare di call center e professionisti assoldati con il solo scopo di racimolare denaro. Le principali charities, insomma, si servono al meglio delle più estreme logiche d’impresa.

E quando ci si avventura in questo campo, quando si maneggiano milioni di euro, il confine tra finalità benefica e profitto diviene gioco forza molto labile. Basta pensare allo scandalo, che coinvolse proprio anche Save the Children, dei milioni di euro spariti dalla raccolta fondi solidale per la popolazione di Haiti. Il denaro, da solo, non porta la felicità, né può alleviare le sofferenze dei più svantaggiati. E se non si dimostra impegno e umanità in casa propria, è ben difficile che questi valori possano animare le nostre missioni in giro per il mondo.

Oggi in Consiglio regionale redigeremo documenti buoni soltanto per riempire le cantine e gli archivi della Regione. Da domani spero che vorremo abbandonare la retorica e iniziare a darci da fare davvero. Lo dobbiamo ai nostri figli e a tutti i bimbi del nostro Paese.